la vera causa dei decessi sono i tagli alla sanità
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La vera causa di decesso sono i tagli alla sanità: Relazione Prof. Marco M. Capria

Decessi

A questo punto bisogna trattare una obiezione che per molti cittadini è un argomento a favore delle scelte del governo che non ammette replica: e i morti? Se il covid-19 non fosse la malattia grave con cui ci spaventano quotidianamente, come si spiegherebbe una così alta mortalità?

Ammettiamo, per rafforzare la tesi che intendiamo confutare, che l’attribuzione al covid-19 dei decessi censiti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) non dia adito a dubbi. Come sempre, utilizzerò, con riferimenti, esclusivamente i dati dell’ISS, dell’ISTAT e della Protezione Civile, cioè quelli di cui fanno uso il ministero della Salute e i suoi consiglieri. Che cosa dicono?

Il dato di gran lunga più importante per farsi un’idea realistica del covid-19 riguarda le età degli individui censiti.

Secondo il rapporto covid-19 aggiornato al 16 dicembre, l’età mediana dei deceduti positivi è 82 anni, mentre quella dei positivi è inferiore di più di 30 anni: 48 anni.

In Italia l’aspettativa di vita alla nascita è 85,3 anni per le donne e 81,0 per gli uomini.

Ora, in base alla stessa fonte, l’età mediana dei morti per covid-19 è, per le donne, 85 anni, e per gli uomini 80.

In prima approssimazione, ciò indica che il covid-19 uccide prevalentemente soggetti vicini al limite della loro aspettativa di vita.

Beninteso, è una grave perdita. Sono convinto che non solo alcuni grandi artisti o intellettuali, ma l’intera “quarta età” andrebbe valorizzata, e che la sua emarginazione sia un male da combattere a beneficio dell’intera società. Il fatto che nelle residenze per anziani c’è stata un’alta proporzione dei morti “per covid-19” è solo una delle tante prove che si è molto lontani dal curarsi degli anziani come si dovrebbe.

Con tutto ciò, nessuno vorrà sostenere che essere colpiti da una qualsiasi infezione alle vie respiratorie, non solo quella da cov-2 ma anche un raffreddore curato male, possa dare un contributo positivo alla longevità di un individuo già in età avanzata.

Collegare la mediana dei decessi all’aspettativa di vita ci dà quindi una parte di un’importante verità sul covid-19. Ma non tutta.

L’altra parte è che i morti “covid-19” con almeno una grave patologia preesistente costituiscono il 96,9%, e quelli che ne hanno almeno 3 (sic!) sono il 66,2%.

Quindi l’enunciato completo è:

il covid-19 uccide prevalentemente soggetti vicini al limite della loro aspettativa di vita e, per tutte le fasce d’età, sofferenti di una o, per la maggioranza, più di 3 gravi patologie croniche.

So bene che ISS e ISTAT hanno fatto ogni sforzo per convincere gli italiani del “protagonismo” del covid-19, ma sono tentativi partoriti dalla propaganda, non dalla scienza (vedi qui e qui).

Per sincerarsi che il precedente enunciato in grassetto descrive accuratamente la letalità del covid- 19, consideriamo tutte le classi di età.

Relazione Prof. Marco M. Capria

Fino a 50 anni non compiuti i morti “positivi” sono stati 737 su un totale di 63.562, cioè l’1,1%. Di questi 737, erano solo 19 quelli che «non avevano diagnosticate patologie di rilievo».

L’età media in Italia è 45,7 anni. La popolazione fino a 50 anni non compiuti è il 55,3% della popolazione, cioè 33,35 milioni. Quindi nella fascia d’età fino a 49 anni compiuti la mortalità del covid-19 è stata

737/33.35 x 10-6 = 22 milionesimi

cioè lo 0,0022%, o, se si preferisce, 2,2 su 100.000.

Pertanto dire che chi ha meno di 50 anni, e anche chi ne ha molti di più ma non soffre di gravi patologie croniche, non debba preoccuparsi eccessivamente del covid-19, non è frutto di un irresponsabile ottimismo che “nega” che ci siano stati morti, ma è una sintesi oggettiva del quadro fornito dai dati epidemiologici ufficiali.

È chi nega questo, che sta negando le evidenze epidemiologiche ufficiali.

Se quindi è ragionevole, come è, distinguere tra il profilo epidemiologico delle diverse regioni italiane per applicare ad esse regolamenti diversi (regioni gialle, arancioni, rosse), allo stesso modo regole di comportamento diverse dovrebbero essere raccomandate alle diverse classi della popolazione tenendo conto del loro profilo di rischio. E raccomandare regole di comportamento salutari significa facilitarne l’esecuzione dopo averne dimostrato la ragionevolezza, non mettere in atto un sistema di coercizione e punizione, che, oltre ad essere controproducente, è contrario allo spirito e alla lettera della Costituzione italiana.

Mortalità per tutte le cause

Si sente a volte sostenere che il dato più importante non è la mortalità associata al covid-19, ma la mortalità per tutte le cause. In altre parole, la ragione per occuparsi del covid-19 sarebbe il fatto che ha messo in crisi il sistema sanitario in Italia (e in altri paesi), e che ciò ha provocato decessi non solo correlati a diagnosi di covid-19, ma anche come “danni collaterali” di tale crisi.

È innegabile l’importanza della mortalità per tutte le cause, innanzitutto perché è un parametro oggettivo, a differenza della eziologia della mortalità – cioè la classificazione dei decessi secondo le cause. Tuttavia non giova all’analisi della situazione sanitaria non distinguere tra le diverse cause di un aumento della mortalità.

Com’è noto, nel decennio 2010–2019 al sistema sanitario nazionale sono stati sottratti 37 miliardi di euro, e tagliati 70.000 posti letto e 359 reparti. È evidente che una classe dirigente che ha voluto risparmiare sulla sanità pubblica è responsabile di aver portato il nostro Paese sull’orlo della catastrofe sanitaria – sostanzialmente come l’inadeguato investimento nell’edilizia antisismica, e gli insufficienti controlli sui lavori eseguiti, hanno fatto sì che in zone notoriamente ad alto rischio sismico un terremoto abbia causato tragedie.

Naturalmente nel sostenere ciò non si sta affermando che non ci siano stati terremoti, ma che questi non avrebbero avuto gli effetti che abbiamo dovuto constatare senza una politica del territorio sprezzante della sicurezza dei cittadini.

In generale, chi insiste sull’eccezionalità di un evento negativo, sanitario o sismico, lo fa per dissimulare responsabilità politiche, e il caso del covid-19 è un esempio da manuale di tale strategia.


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3 comments

Nik 20/01/2021 at 12:45

Ecco un altra volta apparire il classico esempio di come si impone un problema. Creare dei deficit “problemi” per poi indottrinare false informazioni “reazioni” e poi fare propaganda “soluzione”!

Sergio Salvelli 20/01/2021 at 10:02

Articolo preciso,comprensibile a chi vuol comprendere.Nella nevrosi/psicosi infodemica,provocata ad arte, sembra ,purtroppo ,come scrivere sulla sabbia ,mentre il sistema ti ruba la sabbia e soffia per annullarti.

Morris San 19/01/2021 at 14:15

Ciao, che ne pensate ragazzi??

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