Anno nuovo stessa dittatura
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Anno nuovo, stessa dittatura: Relazione Prof. Marco M. Capria

L’anno che verrà

Nel 2020 la disinformazione perpetrata dai principali media ha raggiunti livelli confrontabili con i cinegiornali Luce di triste memoria. Un servizio televisivo pubblico degno di questo nome (e del denaro dei contribuenti) sarebbe stato capace di rappresentare nella sua complessità il dibattito scientifico in atto sul carattere del fenomeno “covid-19”, dando la parola anche a scienziati e medici che contraddicono la concezione dell’emergenza sanitaria accreditata e imposta dal governo e dai suoi “scienziati di fiducia”. E tra i passanti a cui gli inviati hanno chiesto che ne pensavano delle misure adottate dal governo, se ne sarebbe dovuto incontrare ogni tanto anche qualcuno un po’ meno acritico e supino – magari qualcuno che, per esempio, era andato alla Marcia della Liberazione a Roma il 10 ottobre scorso. Ciò purtroppo non è accaduto e non accade, senza che ciò abbia provocato interventi delle autorità di garanzia e della magistratura. Il cittadino che trae le sue informazioni dai telegiornali riceve un’immagine profondamente distorta del fenomeno “covid-19”, sotto il profilo sia medico-sanitario che politico.

In particolare, se un medico o un “opinionista” appare regolarmente come interlocutore in trasmissioni televisive, si può essere moralmente certi che prima o poi prenderà le difese delle scelte del governo. Cioè, può capitare che dica cose giuste (del resto sbagliare sempre è molto difficile), ma solo per sembrare affidabile quando dice quelle non giuste. Si potrebbe progettare un mini-corso di giornalismo, ad uso dei cittadini non meno che dei giornalisti, che presenti e discuta i numerosi esempi del fenomeno offerti dalla pandemia di disinformazione in corso.

Tuttavia, nonostante le varie forme di censura in atto, la Rete pullula ormai, molto più che a marzo o aprile, di articoli e video che rendono possibile a chiunque sia sufficientemente motivato trovare informazioni più attendibili. Queste informazioni sono entrate anche a Montecitorio grazie alle molte conferenze stampa e interrogazioni parlamentari dell’onorevole Sara Cunial, che ha creato un canale tra società civile e “Palazzo” che senza di lei non sarebbe esistito. Che i principali media se ne siano occupati raramente e quasi solo per denigrarla è un’ulteriore conferma della loro reale identità e funzione.

Con il referendum del 20-21 settembre 2020 governo e pseudo-opposizione sono riusciti a indurre una buona parte dei cittadini italiani a modificare la Costituzione nel senso di una riduzione della propria rappresentanza parlamentare. Questo risultato, per quanto da qualificare tenendo conto del 46,2 % di astensione, fa temere che oggi sia inutile dare ragioni là dove, in tutta evidenza, è il controllo sugli stati mentali esercitato da classe dirigente e principali media a determinare le scelte (o le non-scelte) della maggior parte dei cittadini. Nondimeno, penso che chi si lascia ancora guidare dal proprio raziocinio possa trarre beneficio da un’analisi fattuale come quella che ho presentato qui e nei miei altri scritti sul tema.

Tornando al contesto politico, il voto referendario è stato un assegno in bianco consegnato da una cittadinanza passivizzata a una classe politica che aveva bisogno di una conferma di tale sottomissione. E, ovviamente, nonostante la propaganda per il taglio di 345 parlamentari affermasse che esso era necessario per far funzionare adeguatamente la nostra democrazia, il governo non ha compiuto la sola mossa coerente con l’esito del referendum: approvare il prima possibile una legge elettorale e procedere a nuove elezioni. Al contrario, ha dichiarato la sua intenzione di arrivare alla fine della legislatura. Eppure i 945 parlamentari, con quella terribile zavorra di 345 unità di troppo, sono ancora lì…

Bisogna dire che la tolleranza della menzogna politica da parte dei cittadini ha anche superato le aspettative più rosee di una classe dirigente che li tratta ormai a tutti gli effetti come sudditi, e che rinnova lo stile di un infelice passato chiedendo loro di «credere, obbedire, combattere» – anche se per il momento si tratta di combattere solo contro il «nemico invisibile». Invisibile sarà il nemico, ma non la retorica bellicista che arriva a fino a usare il termine di «coprifuoco» per il divieto di circolazione nelle ore serali e notturne. In effetti quello che si sta facendo della vita degli italiani da 10 mesi a questa parte rassomiglia molto più ad una leva obbligatoria per una guerra in corso che a una razionale politica sanitaria. Quando poi si legge che Sergio Mattarella, l’attuale presidente della Repubblica, ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa il 27 ottobre 2020, in relazione alle «conseguenze dell’emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla NATO e all’Unione Europea», ci si rende conto che la rassomiglianza va oltre la metafora.

È bene ricordare, a proposito della menzogna politica come stile di governo, che il ministro degli esteri Di Maio (un benemerito del genere) promise che, se avesse vinto il SÌ al referendum, «dal 22 tagliamo pure lo stipendio dei parlamentari». Sono passati più di 3 mesi dal giorno fatale: il taglio degli stipendi dei parlamentari è stato forse effettuato? È chiaro che una classe dirigente di questo tipo può sopravvivere solo grazie al fatto che la maggior parte delle persone non ha memoria storica nemmeno della lunghezza di… poche settimane.

La vera guerra, quella contro la popolazione italiana e la Costituzione repubblicana, mossa da una classe dirigente cooptata per finalità manifestamente diverse dalla difesa degli interessi dei cittadini, sta inasprendosi, con misure sempre più vessatorie e scientificamente infondate, culminate nei riferimenti “autorevoli” che circolano in questi giorni sulla possibile obbligatorietà della vaccinazione anti-covid-19.

A tutto ciò si è aggiunto il provvidenziale (?) appoggio alla vaccinazione e all’“obbedienza” con cui il Papa gesuita sta rinnovando l’alleanza tra Trono e Altare.

È in questo contesto che si applica, per una volta non a sproposito, una delle frasi più ripetute dell’anno che sta per concludersi: non bisogna abbassare la guardia. E un segno di speranza è una recente sentenza del Tribunale civile di Roma che conferma con chiarezza e lucidità quanto sostenuto per mesi dalla parte della magistratura e della società civile rimasta fedele alla Carta costituzionale. La magistratura deve fare il suo dovere: ma anche i comuni cittadini il loro.


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2 comments

TONY M 26/01/2021 at 03:04

DOMANI SI DIMETTE CONTE, FORSE NON SARA’ LA STESSA DITTATURA, SARA’ QUELLA MOLTO PEGGIORE DI DRAGHI O CHI PER LUI… L’ UMANITA’ è FINITA ! PURTROPPO ANDRA’ COME DA PIANI DEL NUOVO ORDINE MONDIALE , FINO A QUANDO NON AVRANNO DIMINUITO DRASTICAMENTE IL NUMERO DEGLI ABITANTI DEL PIANETA ED AVRANNO DISUMANIZZATO I RIMANENTI !

Numero 6 28/01/2021 at 17:18

Grazie Tony per il tuo commento!

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