Etica della sperimentazione e tamponi
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Etica della sperimentazione e tamponi: Relazione Prof. Marco M. Capria

Etica della sperimentazione

Negli articoli precedenti ho menzionato la sperimentazione su volontari umani per appurare l’effettivo peso causale del cov-2 (cfr. anche qui). Qualcuno potrebbe chiedersi: ma esporre a un virus alcuni volontari sani (i ricercatori biomedici dovrebbero essere i primi a proporsi) per vedere se produce i sintomi (quasi sicuramente blandi) del covid-19 non sarebbe contrario all’etica? Il sottinteso è che è molto meglio fare la prova su altre specie animali, come si fa – ma purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista) questa metodica permette di concludere “su ordinazione” qualsiasi cosa. In realtà questo è stato capito, ma se ne sono tratte le conseguenze, purtroppo, solo nella sperimentazione dei vaccini anti-covid-19.

Per quanto riguarda l’etica, è opportuno ricordare che le campagne di vaccinazioni di entrambi i vaccini antipolio Salk e Sabin, contaminati dal Simian Virus 40 – un virus delle scimmie cancerogeno su varie specie animali – fecero sì che questo virus fosse somministrato negli anni 50 e 60 del secolo scorso a centinaia di milioni di persone ignare. Ciò fu giudicato perfettamente in linea con l’etica, e nessuno è mai stato processato per questo.

Se non ci si rende conto che è così che funzionano i giudizi etici ufficiali sulla ricerca biomedica non si è in grado di orientarsi nemmeno in ciò che da un anno si sente dire dai principali media sul covid-19 e il suo presunto vaccino.

Tamponi

In ogni caso, anche se l’origine cinese del cov-2 è dubbia, è sicuro che dalla Cina sono arrivati i primi test per dichiararne la presenza: i tamponi. Il “tampone” è un’attrezzatura per il prelievo di campioni clinici, con reagenti che, dopo opportuno trattamento, rivelerebbero la presenza nel campione di RNA virale. Il trattamento usa un processo di amplificazione detto RT-PCR.

Come per primo aveva, in generale, sottolineato il chimico insignito del premio Nobel proprio per la scoperta di tale processo, Kary Mullis – purtroppo scomparso poco prima che si cominciasse a parlare di covid-19 – fissare il numero di cicli di amplificazione (Ct) necessario per dire se il campione sia “positivo” o “negativo” è una scelta largamente arbitraria. E tuttavia si può dire che se si superano i 33 cicli, un soggetto “positivo” non è contagioso – anche se ufficialmente continua ad essere classificato come “positivo”. L’articolo da cui sto citando è apparso il 27 aprile 2020.

Benché questa critica sia stata ripresa ed elaborata da molti autori (ma non da quelli che potrebbe capitarvi di vedere sui normali canali televisivi), è solo il 14 dicembre scorso (cioè sette mesi e mezzo dopo) che l’OMS ha ritenuto di dover mettere in guardia a tale riguardo chi deve valutare l’esito di un tampone. In particolare, oltre a invitare gli utilizzatori di questi test a leggere attentamente e integralmente le istruzioni e a mettersi in contatto con il produttore in caso di dubbi, l’OMS scrive (mio grassetto):

 4. Considerate ogni risultato positivo (il SARS-CoV-2 è rilevato) o negativo (SARS-CoV-2 non è rilevato) in combinazione con il tipo di campione clinico, con le osservazioni cliniche, con la storia del paziente e le informazioni epidemiologiche.

  1. Fornite il valore di Ct nel rapporto all’unità sanitaria richiedente.»

In altre parole: senza un’adeguata considerazione del contesto clinico (individuale) ed epidemiologico (della popolazione), e senza che si conosca il numero dei cicli di amplificazione adottato, un tampone positivo non dice letteralmente nulla sullo stato di salute e l’infettività di un soggetto. Questa è ormai un’opinione non solo scientificamente fondata, ma ufficiale.

Che i tamponi non siano affidabili è qualcosa che fa notizia solo quando riguarda personaggi famosi. Per esempio, Elon Musk, della Tesla, ha diffuso un messaggio, il 13 novembre, in cui dice che in quello stesso giorno si è sottoposto per 4 volte al tampone rapido della Becton, Dickinson and Co.: 2 volte è risultato negativo, e 2 volte positivo. Lanciare una moneta 4 volte avrebbe dato un verdetto ugualmente valido. Oppure la ministra Lamorgese, che era stata annunciata “positiva”, prima che due altri tamponi risultassero entrambi positivi (come sapete, ogni persona che risulta positiva viene sottoposta a uno o più tamponi di conferma, giusto?…). Un caso più complesso ma che getta lo stesso seri dubbi su questo test è quello della squadra della Lazio fra ottobre e novembre.


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