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Energia infinita con la fusione fredda? La verità che ti tengono nascosta dell’e-Cat di Andrea Rossi

L’ingegnere Andrea Rossi rivela una tecnologia rivoluzionaria: la fusione fredda attraverso l’E-cat, energy catalyzer. In questo video, scopri come la sua invenzione potrebbe generare energia infinita, offrendo una soluzione sostenibile e potenzialmente inesauribile per il futuro energetico del nostro pianeta.

L’E-cat può davvero risolvere il problema energetico?

Per la scienza moderna, la realizzazione della fusione fredda sarebbe l’equivalente della pietra filosofale per gli antichi alchimisti, ovvero lo strumento grazie al quale essi sostenevano di riuscire a trasformare i metalli poveri in oro e argento. 

Ai giorni nostri, la vera sfida è fondere due atomi ed ottenerne uno più grande, realizzando così la fusione nucleare.

La fusione nucleare è una fonte di energia potenzialmente molto promettente, ma presenta una serie di sfide tecniche e scientifiche che devono essere superate per renderla una realtà pratica. Alcuni dei principali problemi associati alla fusione nucleare sono i seguenti:

    1. Temperatura estremamente elevata: La fusione nucleare richiede temperature estremamente elevate, dell’ordine dei milioni di gradi Celsius, per superare la repulsione elettrostatica tra i nuclei atomici. Mantenere e controllare una tale temperatura è una sfida tecnica notevole.
    2. Confinamento del plasma: Il combustibile per la fusione nucleare, generalmente isotopi di idrogeno come deuterio e trizio, deve essere portato in uno stato di plasma, in cui gli atomi sono ionizzati e i nuclei atomici si muovono liberamente. Il plasma deve essere confinato e isolato dalla materia solida per un tempo sufficientemente lungo per permettere le reazioni di fusione. Tuttavia, il confinamento del plasma è complesso e richiede l’uso di dispositivi come tokamak e stellaratori.
    3. Gestione del trizio: Il trizio, uno dei principali isotopi utilizzati nella fusione nucleare, è radioattivo e presenta sfide significative per quanto riguarda la sicurezza e la gestione dei materiali. La sua produzione, stoccaggio e smaltimento richiedono attenzione e precauzioni specifiche.
    4. Erosione dei materiali: L’ambiente estremamente caldo e il bombardamento di particelle ad alta energia nel reattore di fusione possono causare danni e deterioramento dei materiali di costruzione. Trovare materiali in grado di resistere a tali condizioni e sviluppare tecniche di raffreddamento e protezione efficaci è un problema critico da affrontare.
    5. Economia e scalabilità: Anche se la fusione nucleare potrebbe offrire una fonte di energia pulita e abbondante, è necessario affrontare sfide economiche e di scalabilità. Gli impianti di fusione richiedono investimenti significativi in termini di costruzione e manutenzione, e devono essere in grado di generare energia in modo efficiente e competitivo rispetto ad altre fonti energetiche.

La ricerca sulla fusione nucleare è in corso in tutto il mondo, con l’obiettivo di superare questi problemi e raggiungere l’obiettivo di una fonte di energia sicura, pulita e sostenibile.

Questi problemi potrebbero essere risolti con la fusione Fredda e Andrea Rossi, inventore dell’Energy Catalyzer (chiamato E-cat) sostiene di esserci riuscito e promette, grazie al suo dispositivo, di spazzare via in un sol colpo tutti i problemi energetici dell’umanità.

L’E-cat sarebbe in grado di trasformare Idrogeno e Nichel in Rame, producendo molta più energia termica di quella usata durante l’intero processo di fusione. In sostanza l’E-cat sarebbe una fonte di energia infinitamente “rinnovabile”. 

Secondo alcuni sarebbe soltanto l’ennesima bufala, ma secondo altri questa rappresenterebbe la scoperta più importante della storia.

Per comprendere meglio come funziona questo dispositivo, dobbiamo fare qualche passo indietro. 

La fusione fredda, anche conosciuta come reazione a bassa energia (LENR, Low Energy Nuclear Reactions), è un termine che si riferisce a un presunto processo di fusione nucleare che avviene a temperature e pressioni relativamente basse, a differenza della fusione nucleare tradizionale che avviene nel Sole e nelle bombe nucleari.

Nella fusione nucleare tradizionale, l’energia viene generata mediante la fusione di nuclei atomici leggeri, come l’idrogeno, per formare nuclei più pesanti, come l’elio. Questo processo richiede temperature estremamente elevate, nell’ordine dei milioni di gradi Celsius, per superare la repulsione elettrostatica tra i nuclei atomici e permettere la loro fusione.

La fusione fredda, al contrario, suggerisce che la fusione nucleare possa avvenire a temperature e pressioni molto più basse, come quelle ambiente o leggermente superiori, e senza la necessità di una quantità eccessiva di energia di attivazione. Questa idea è stata proposta per la prima volta nel 1989 da Martin Fleischmann e Stanley Pons, due chimici che affermarono di aver ottenuto una reazione di fusione fredda in un laboratorio.

Per questo motivo la fusione fredda è stata oggetto di intense controversie e critiche da parte della comunità scientifica. 

Molti scienziati non sono riusciti a replicare i risultati riportati da Fleischmann e Pons, e alcuni hanno ipotizzato che i risultati siano stati influenzati da errori sperimentali o da interpretazioni errate dei dati.

La stessa possibilità teorica di ottenere le condizioni per reazioni di questo tipo in laboratorio è controversa: occorre avvicinare i nuclei atomici ad una distanza tale da vincerne la repulsione e, come nelle stelle, anche sulla Terra un tale processo richiede enormi quantità di energia. I sostenitori della fusione fredda ritengono possibile ovviare a questi problemi utilizzando un qualche catalizzatore che, intervenendo nella reazione, ne aumenterebbe la velocità e diminuirebbe l’energia necessaria alla sua attivazione.

La teoria che un catalizzatore possa facilitare la fusione fredda è una delle ipotesi proposte per spiegare il fenomeno. Secondo questa teoria, un catalizzatore potrebbe fornire un ambiente favorevole per le reazioni di fusione nucleare a basse energie, facilitando l’interazione tra i nuclei atomici e riducendo la quantità di energia necessaria per superare la barriera di repulsione elettrostatica.

L’idea di utilizzare un catalizzatore nella fusione fredda deriva dal concetto che certi materiali possono modificare la dinamica delle reazioni chimiche o nucleari, accelerando o agevolando i processi reattivi. Un catalizzatore potrebbe favorire la formazione di un ambiente locale con condizioni elettrochimiche o di superficie che favoriscono la fusione nucleare a basse energie.

Il dott. Rossi sostiene che il suo dispositivo riesca nell’impresa producendo Rame partendo da polvere di Nichel combinata con Idrogeno gassoso a basse pressioni. Il tutto sarebbe alimentato da normalissima corrente elettrica e in presenza di un mix segreto di catalizzatori.

Due esperimenti, nel Dicembre 2012 e nel Marzo 2013, a detta dell’inventore, sembrerebbero confermare il funzionamento dell’E-cat. Questo però è ancora tutto da verificare: i due esperimenti sono stati condotti in condizioni differenti e non possono quindi considerarsi come riprove. In entrambe le circostanze sarebbe stata misurata una quantità di calore in uscita molto superiore a quello in entrata. 

Questo vorrebbe dire che viene prodotta più energia di quella che viene fornita all’E-cat, un fenomeno del tutto inspiegabile seguendo quanto dicono altri scienziati.

Riportiamo qui di seguito cosa dice l’associazione di divulgazione Scientifica Minerva:

 Manca una spiegazione scientifica del fenomeno. Il dubbio principale rimane come l’E-cat riesca a svolgere un processo che non avviene in natura: persino nelle stelle, Idrogeno e Nichel non si combinano per produrre Rame. Quello che si è osservato nelle stelle invece è esattamente l’opposto: il decadimento del Rame in Nichel. La fusione di elementi per creare nuclei più grandi di quello del Nichel a livello teorico non può avvenire: si tratta di una reazione endoergonica, cioè assorbe energia dall’esterno invece che rilasciarla, come se accendessimo un fuoco per raffreddare l’ambiente.

Riguardo all’E-cat quindi sembrerebbe che vi sono troppe domande senza risposta, come la natura del misterioso catalizzatore e l’assenza di radioattività prevista dopo una reazione di fusione. 

Minerva ha anche sottolineato che mancano inoltre dati sul Rame prodotto, sul combustibile utilizzato, non ci sono risultati di test indipendenti e manca del tutto una peer-review dell’ambiente scientifico internazionale. 

Nel frattempo, nonostante tutte queste considerazioni, Andrea Rossi promette la commercializzazione del dispositivo il quale è già acquistabile sul suo sito web.

Qual’è la verità che c’è dietro a questo progetto?

Secondo te è possibile ottenere la fusione fredda in un semplice laboratorio?

Forse solo l’ingegnere Andrea Rossi potrà rispondere ad alcune di queste domande ed ecco che quindi presto potrai trovare un’intervista esclusiva solo su Numero6.org

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