L’Albo degli Influencer: l’ultima arma del sistema per controllare ciò che possiamo dire
ArticoliAttualità e Politica

L’Albo degli Influencer: l’ultima arma del sistema per controllare ciò che possiamo dire

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’accelerazione impressionante: ogni nuova legge, ogni regolamento europeo, ogni aggiornamento “per la sicurezza degli utenti” sembra andare in un’unica direzione — limitare ciò che possiamo dire online.

L’obbligo di iscrizione all’AGCOM per gli influencer italiani è solo l’ultimo tassello di un puzzle costruito pezzo dopo pezzo. Un puzzle creato apposta per una ragione molto chiara: il controllo totale dell’informazione.

Perché dovrebbe interessarti? Perché quello che oggi riguarda chi ha 500.000 follower domani riguarderà tutti quanti. Esattamente come è successo con il Digital Services Act: prima sembrava un regolamento “per i giganti”, poi ha iniziato a impattare ogni singolo contenuto, ogni creator, ogni piattaforma.


L’Albo degli influencer non è una tutela: è un filtro

Ci raccontano che serve per “responsabilizzare”, per “tutelare i minori”, per “migliorare la qualità dei contenuti”.

La realtà è molto più semplice e molto meno nobile:

Serve per sapere chi sei, cosa dici e poter decidere se puoi continuare a dirlo.

Una lista ufficiale, governativa, dove vengono registrati i creator che raggiungono numeri importanti.

È l’equivalente digitale di ottenere un permesso di parola.

E se l’autorità decide che non rispetti il loro “codice di condotta”?
Semplice: ti tolgono la voce.


Ci stanno portando verso una censura silenziosa

Fino a poco tempo fa alcuni influencer raggiungevano anche 45 milioni di utenti attivi al mese. Oggi, dopo l’ondata di regolamenti europei, shadow banning, limitazioni algoritmiche, segnalazioni arbitrarie… quei numeri sono crollati.

Molti creator, anche di altissimo livello, faticano a superare 1 milione di visualizzazioni mensili su tutte le piattaforme messe insieme.

Un calo così non è casuale. Non è un errore tecnico.
È una strategia.

**Meno visibilità = meno impatto.

Meno impatto = meno libertà di influenzare il pensiero collettivo.**

È il modo perfetto per far tacere chi dissente, senza nemmeno doverlo bannare apertamente.


E domani? Il passo successivo è già scritto

Se oggi l’albo è “obbligatorio” solo per chi supera certe soglie, domani diventerà una condizione necessaria per tutti.

E la domanda inquietante è questa:

YouTube sarà obbligato a disattivare i canali non iscritti all’albo?

Sembra fantascienza. Ma solo dieci anni fa sembrava fantascienza anche che il governo potesse decidere quali informazioni scientifiche fossero “permesse” sui social, o che potesse oscurare canali interi senza processo.

Eppure è successo.

Il DSA ha già aperto la strada:

  • le piattaforme devono verificare, tracciare e archiviare ogni contenuto;
  • devono identificare gli “attori di rilevanza pubblica”;
  • devono rimuovere ciò che viene considerato “dannoso”, “fuorviante” o semplicemente “non conforme”.

Il nuovo albo è la naturale evoluzione di questo meccanismo.

Oggi si limitano a elencarti.
Domani dovrai chiedere il permesso.
Dopodomani ti spegneranno con un click.


La fuga verso piattaforme indipendenti

Cosa faranno i creator? La risposta è ovvia: torneranno alle piattaforme private.

È già iniziato.

Siti come Numero6.org, piattaforme autonome e non soggette agli algoritmi delle multinazionali, stanno diventando l’ultima oasi di vera libertà di espressione.

Il pubblico lo percepisce. I creator lo sanno.

Ma anche qui c’è una verità amara:

Quando il controllo aumenterà ancora, cercheranno di bloccare anche queste piattaforme.

Con norme più ferree, obblighi di registrazione, permessi, server da spegnere, DNS da oscurare, pagamenti da interrompere.

Non lo faranno subito.
Lo faranno quando tutti saranno “abituati” all’idea che un albo è “normale”.

E quando succederà, chi sarà pronto ad adattarsi potrà ancora parlare. Gli altri spariranno.


Stanno costruendo un sistema dove solo chi è autorizzato potrà avere una voce

È la stessa logica dei mass media tradizionali, semplicemente trasferita sul digitale.
La stessa logica del vecchio ordine mondiale, travestita da “regolamentazione moderna”.

Prima hanno conquistato il flusso delle informazioni.
Ora vogliono conquistare i flussi digitali.

Perché chi controlla la comunicazione, controlla la società.
Chi controlla il digitale, controlla il futuro.

E questo albo non è che una nuova porta d’ingresso verso un mondo in cui la libertà non sarà più concessa, ma ottenuta tramite autorizzazione.


La domanda finale è: quanto tempo ci rimane?

Un anno? Due? Cinque?

La censura non arriva mai in un giorno.
Arriva a piccoli passi.
E ogni passo sembra ragionevole, “per il bene comune”, “per la sicurezza”.

Finché ci sveglieremo e ci accorgeremo che la libertà non è stata tolta…
ce l’hanno fatta restituire, pezzo dopo pezzo.

Diventare invisibile per il 2026 non sarà più una scelta ma una necessità. L’identità digitale sta per arrivare in tutti gli stati del mondo. Scopri come fare CLICCA QUI ADESSO DIVENTARE INVISIBILE

Scrivi un commento

Questo sito web utilizza Cookies per migliorare la tua esperienza. Se hai dubbi o domande riguardo la nostra privacy & cookies policy, visita la seguente pagina. Accetta Leggi più info