Il primo contatto: c’è vita oltre la Terra?
Condividi45Abbiamo diverse ragioni per chiederci se siamo soli nello spazio. Alcuni hanno voluto dare una spiegazione tramite il paradosso di Fermi ed altre sono incuriosite da fenomeni come il “wow” avvenuto nel 1977.
Parleremo soprattutto di questo “wow” nel video di oggi!
Il 15 agosto del 1977 il grande orecchio del radiotelescopio dell’Università statale dell’Ohio stava ascoltando come ogni altro giorno il “grande silenzio” del cosmo, disturbato solo da noi umani residenti sulla terra e dalle galassie che regalano spettacoli stellari di nascite solari e, infine, le loro inevitabili morti esplosive.
Quel giorno, tuttavia, il telescopio avrebbe ricevuto un segnale piuttosto strano poiché puntava verso la costellazione del Sagittario, questo segnale non era simile a nessun altro ricevuto in passato. Il segnale è durato solo 72 secondi e da allora non è mai stato rilevato.
Sono stati fatti molti tentativi per spiegare le origini del segnale, incluso il suggerimento che fosse prodotto dall’uomo, la sua natura non casuale suggeriva fortemente che il segnale potesse essere di origine artificiale, il che ha portato le persone a credere che il segnale potesse provenire da un’altra civiltà dotata di intelligenza superiore.
Questo segnale rimane ad oggi inspiegabile poiché non si è riusciti nonostante lo sforzo a rilevarlo di nuovo. Ma se la supposizione comune delle persone che si tratti di un contatto con una civiltà fosse vera, allora si tratterebbe del contatto con l’umanità più vicino mai accaduto. Questo ci porta a porci alcune domande. E se venissimo in contatto con una forma di vita extraterrestre? Come comunicheremmo con loro? e la domanda migliore è: dovremmo provare ad avere un contatto con una forma di vita extraterrestre?
Cominciamo rispondendo prima all’ultima domanda. Dovremmo provare a contattare una forma di vita extraterrestre e possibilmente intelligente?
Storicamente parlando, le relazioni tra gli “scopritori” e gli “scoperti” non sono andate molto bene. Coloro che si imbarcano nel rischio dell’esplorazione hanno spesso conoscenze tecnologiche superiori e coloro che costituiscono la scoperta non hanno nessuna possibilità di potersi difendere. Una forma di vita intelligente che è in grado di compiere un viaggio interstellare verso la Terra da una galassia lontana è di ordini di grandezza più avanzata rispetto a noi e data la loro superiorità noi saremmo essenzialmente la loro scoperta e che scelgano di essere ostili o amichevoli con noi dipende completamente da loro. Questa era esattamente la preoccupazione di Stephen Hawking, ma questi segnali che abbiamo ricevuto sono forse troppo pochi ed inoltre è troppo tardi per capire di cosa si trattasse.
Con le nostre comunicazioni satellitari inviamo segnali da oltre 70 anni e consapevolmente o no, siamo stati chiari nell’informare su dove siamo qualora qualche civiltà ci stia o ci abbia ascoltato. Forse una linea d’azione migliore sarebbe quella di cercare di assicurarci che i segnali che finiamo per inviare siano alla fine quelli giusti, ossia quelli che trasmettono la nostra non ostilità e rappresentano accuratamente chi siamo. Si potrebbe inoltre sostenere che una civiltà così avanzata in grado di raggiungere altre stelle è semplicemente al di là dell’idea di aggressività che tendiamo a mostrare. La nostra aggressività si è evoluta perché ci ha aiutato a trovare e proteggere le risorse quando erano limitate, ma una forma di vita extraterrestre non avrebbe motivo di essere aggressiva poiché se è in grado di viaggiare verso un altro pianeta è molto probabile che disponga di una fonte di energia infinita.
Ma noi come dovremmo inviare i nostri segnali?
Bene, il “segnale wow” è un buon punto di partenza, la lunghezza d’onda di questo segnale radio di circa 21 centimetri è stata usata per mappare l’universo poiché il gas idrogeno è di gran lunga l’elemento più abbondante nell’universo.
Questa lunghezza d’onda di 21 centimetri è conosciuta come la “linea dell’idrogeno”, è ovunque nell’universo e quindi la radiazione elettromagnetica che emette quando il suo stato energetico cambia è qualcosa di molto utile per gli astronomi.
La speranza è che le civiltà tecnologicamente avanzate potranno riconoscerci attraverso il segnale da wow.
Il segnale wow è anche usato come unità di misura di altri messaggi interstellari che si diffondono nello spazio mentre parliamo, ma ne parleremo più avanti.
Una volta individuata la modalità del messaggio, dobbiamo decidere cosa conterrà quel messaggio, qui dobbiamo ricordare a noi stessi, ancora una volta, che la civiltà con cui stiamo cercando di metterci in contatto potrebbe essere di gran lunga superiore alla nostra.
Ciò ci darebbe una maggiore libertà nel decidere il contenuto del messaggio poiché dovrebbero essere in grado di decifrarlo.
Alcuni dei messaggi che sono già stati inviati, incluso il famoso messaggio di Arecibo o i dischi inviati dal programma Voyager sono molto complicati, si tratta di messaggi soggettivi, possono essere interpretati in molti modi e persone provenienti da tutto il mondo potrebbero arrivare a conclusioni diverse nel decifrarli.
Quindi, se gli stessi esseri umani possono decifrare in maniera diversa questi messaggi, come possiamo aspettarci che un’altra specie lo capisca?
Inoltre, cosa vuol dire che la civiltà extraterrestre condivide i nostri sensi visivi o uno qualsiasi dei nostri sensi attraverso l’invio di questi messaggi? Chi ci dice che questi segnali che inviamo non si traducano in ostilità e aggressione per un’altra civiltà? La nostra tendenza ad essere così sicuri su quello che facciamo potrebbe prima o poi intralciarci, per eliminare questi problemi i nostri messaggi dovrebbero avere contenuti puramente universali. Iniziare a creare un messaggio per una specie aliena è un buon esercizio per l‘umanità per capire chi veramente siamo, ma fino ad ora solo la matematica e forse alcuni rami della scienza sembrano costituire veramente materie universali, il che significa che i loro contenuti sembrano essere veri e fondati ovunque li analizziamo. Se ci pensate, per quanto ne sappiamo, le teorie del Teorema di Pitagora valgono sulla Terra come in qualsiasi altra parte dell’universo e teorie come questa sono la nostra migliore scommessa per intraprendere la comunicazione con una civiltà con cui non condividiamo praticamente nulla. Inoltre il messaggio per essere efficace dovrebbe anche essere il meno possibile casuale, dovrebbe essere poi ripetitivo in modo da aumentare le possibilità di rilevamento e dovrebbe anche essere il più indipendente possibile dal tempo. Lo spazio è costituito da enormi distanze interstellari il che significa che potrebbero volerci migliaia di anni prima che ipotetiche civiltà possano rispondere, una linea temporale nella quale gli umani possono cambiare drasticamente. Bisogna poi considerare anche la velocità della luce, anch’essa piuttosto lenta. Tutti questi dettagli devono essere parte di un protocollo per l’invio di questi messaggi all’interno dell’universo.
Dobbiamo anche capire chi, quando e cosa, rappresenterà tutti noi nel messaggio di testo più importante dell’umanità ma al momento, questi protocolli non hanno alcun riconoscimento nel diritto nazionale o internazionale.
Ma cosa succede se invece sono proprio loro che si presentano proprio davanti alla nostra porta? E se stessero già ascoltando le nostre prime trasmissioni televisive e segnali radio e da quel momento si siano messi in viaggio? Esiste un protocollo di rilevamento? Chi fa cosa e chi decide?
Teoricamente un tale protocollo post-rilevamento cadrebbe sotto la revisione del programma dedicato alla ricerca della vita intelligente extraterrestre Seti. Esiste già un film che ritrae questo scenario, 12 ufo atterrano in 12 diverse parti del mondo e i governi si mettono in azione per dare un senso a tutto questo e per “difendersi” da questa invasione.
In uno scenario del genere la linea del fronte è composta non da soldati e carri armati, ma piuttosto da crittologi che cercano di decifrare qualsiasi messaggio venga scambiato. La decifrazione della lingua aliena o della xeno è il principale obiettivo nei giorni successivi al primo contatto ma decifrare una lingua aliena sarebbe particolarmente difficile se non impossibile poiché potrebbero non utilizzare la grammatica e potrebbero quasi sicuramente non avere la stessa struttura che hanno le nostre lingue.
Un altro aspetto da considerare nel caso ci fosse un contatto sarebbe il rischio di un’infezione virale, sia per noi che per loro, chiunque essi siano. Ovviamente dovrebbero essere biochimicamente simili a noi affinché si verifichi una trasmissione e causi danni ma fintanto che esiste la possibilità, un primo contatto molto probabilmente darebbe inizio a un blocco della zona in cui è avvenuto.
Se non possiamo nemmeno essere immuni ai virus sulla terra, il pianeta su cui ci siamo evoluti per vivere, non dovremmo rischiare con i virus di un altro pianeta.
L’impatto politico del primo contatto sarebbe immenso, inaugurerebbe una nuova era per l’umanità e poter rivendicare un tale risultato sarebbe il primo obiettivo nell’agenda politica di ogni paese. Questo contatto potrebbe quindi destabilizzare il mondo; saranno messe in discussione le religioni e così anche la scienza, la presenza di una sola specie extraterrestre ci porterà ad essere consapevoli del fatto che esistono altre ed altre forme di vita oltre a questa nell’universo e questo cambierà per sempre la nostra comprensione della vita.
Ricorderemo la storia in modo diverso prima e dopo il primo contatto. La mancanza di un protocollo approvato a livello internazionale e quindi basato su una legge si traduce nella possibilità di ogni Paese di agire come meglio crede e non è assolutamente una cosa positiva. L’apparente ricompensa per un singolo paese o persona per essere il primo a ricevere un contatto è di gran lunga maggiore della ricompensa per un approccio equilibrato, anche se potrebbe probabilmente finire con l’estinzione della razza umana. Abbiamo bisogno di un protocollo di post-rilevamento ma non è così facile. I paesi che hanno lavorato insieme in passato potrebbero non lavorare più insieme ora. La Russia e gli Stati Uniti hanno lavorato piuttosto perfettamente o almeno così sembrerebbe nelle loro missioni spaziali, specialmente durante nei lunghi periodi in cui l’America non poteva volare verso la stazione spaziale internazionale. Ma se un protocollo internazionale è così importante, perché non ne esiste uno?
Beh, in realtà non ne è stato fatto ancora uno perché le possibilità di entrare in contatto con un’altra forma di vita sono viste ancora come lontane.
Inoltre, la lista delle cose da fare sulla Terra è abbastanza piena al momento, ma non capisco come i paesi che sono disposti a investire centinaia di milioni di dollari per creare il prossimo grande telescopio possano essere così poco fiduciosi nel credere che ci possa essere una possibilità ad entrare in contatto con qualcosa.
Questi sforzi tecnologici sembrano quindi meno mirati a scoprire le verità dell’universo quanto più a vincere la prossima corsa per la supremazia globale. Ci sono anche altri scenari da considerare, ad esempio, se l’altra specie fosse meno intelligente di noi? Bene, in quel caso sarebbe un po’ meno interessante la scoperta; e se fossero esattamente intelligenti come noi umani?
Probabilmente questo è il più specifico di tutti gli scenari e quindi il meno probabile.
Un’altra possibilità inquietante è quella che altre forme di vita abbiamo vissuto prima di noi sulla terra e se da quel momento ci stanno osservando consapevoli della nostra esistenza?
Queste sono tutte possibilità che dobbiamo considerare nella nostra ricerca di extraterrestri, per quanto rara possa sembrare la ricerca di altre forme di vita, il desiderio di rispondere alla domanda, “siamo soli?” è incredibilmente forte che l’umanità continua a cercarlo incostantemente.
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1 comment
Solo i cretini credono che noi terrestri siamo gli unici abitanti in tutto l’universo. Gli extracomunitari esistono è occupano militarmente ed economicamente il nostro pianeta da molti millenni.