Le museruole non salvano l’uomo e uccidono il pianeta
Condividi129Il 2021 sarebbe dovuto essere l’anno del “plastic-free” per via dei lockdown del 2020 che, rallentando le produzioni, fermando gran parte dei trasporti e trattenendo la gente in casa, hanno di conseguenza rallentato anche l’inquinamento.
Purtroppo non è andata come previsto…
Se da un lato i lockdown hanno rallentato l’inquinamento, dall’altro tutti i dispositivi di “protezione” che sono stati introdotti (mascherine, guanti, flaconi di gel disinfettante) hanno aumentato la quantità di plastica dispersa nell’ambiente.
Di certo tutti noi dovremmo prestare più attenzione a non disperdere plastica nell’ambiente, ad esempio sulle spiagge, per le strade ecc, ma per evitare l’emergenza, o per lo meno ridimensionarla, anche la filiera di produzione e smaltimento dovrebbe essere più sostenibile.
Guardate questo video per capire meglio… Buona visione!
Un problema sanitario ed economico. Una bomba ecologica. A questo – numeri alla mano – potrebbe portare presto il nuovo uso comune e quotidiano delle mascherine (e dei guanti in lattice, naturalmente) senza la programmazione di una filiera sostenibile. L’impatto di tutte queste mascherine rischia di unirsi a quello della plastica monouso che, se mal gestita, soffoca i mari. Il WWF stima che se soltanto l’1% delle mascherine finisse in natura avremmo 10 milioni di mascherine in ambiente, una bomba ecologica difficile da disinnescare. (https://www.repubblica.it/ambiente/2020/05/07/news/coronavirus_allarme_smaltimento_mascherine_non_e_sostenibile_serve_filiera_per_il_riciclo_-255932095/?awc=15069_1602756805_626ba2a0c56407fab7d914d62c20294a&source=AWI_DISPLAY)
A prendere una posizione contro un uso così vasto della plastica è soprattutto Dubai: “L’aeroporto internazionale di Dubai e il Dubai World Central accolgono milioni di passeggeri all’anno. E con i passeggeri arrivano tonnellate di plastica.
All’inizio dell’anno Dubai Airports ha vietato la plastica monouso all’interno dei terminal (proibita la distribuzione di posate e bottiglie di plastica, cannucce, confezioni e sacchetti in polietilene). In che modo? “Il 95 per cento dei nostri partner si è impegnato a passare dalla plastica a sostituti appropriati e pertinenti per alcuni dei prodotti che usano nel catering e nella vendita al dettaglio in tutto l’aeroporto”. Dubai Airports spera che questa strategia possa diventare un modello per altri hub e insegne di rilevanza internazionale. “Credo siano le prime fasi di un lungo viaggio verso un approccio più rispettoso dell’ambiente nella gestione delle attività commerciali”. (https://it.euronews.com/2020/01/24/dubai-dichiara-guerra-alla-plastica-monouso)
Il coronavirus ha riportato in auge i prodotti monouso, le bottiglie in Pet e i cibi preconfezionati. Varoli: «Continueremo a impegnarci per l’ambiente, il Covid-19 non ci ha fermato».
La difesa dell’ambiente sembra quasi essere passata in secondo piano, ma a questa battaglia non si sottrae un’azienda come General Beverage, leader nella distribuzione sostenibile di cibo e bevande. Anche durante la pandemia, General Beverage non si è mai fermata. «Non ci arrendiamo, l’abolizione della plastica da mense e uffici resta il nostro obiettivo».
(https://www.linkiesta.it/2020/05/general-beverage-covid-19/)
Il 2021 sarebbe potuto diventare l’anno del plasticfree e segnare una svolta, non solo nell’approccio all’economia circolare e ai nostri stili di vita, ma anche nella tutela ambientale. Sembra infatti che affidare la nostra salute a materiali plastici monouso sia l’unica difesa dal virus oggi possibile. Non solo guanti, mascherine, visiere, ma camici in TNT, divisori in plexiglas, imballaggi e stoviglie: alla ricerca della totale sicurezza sanitaria ci stiamo – ancora una volta – ricoprendo di rifiuti. Una stima preliminare del Politecnico di Torino prevede che in Italia saranno utilizzati fino a un miliardo di mascherine usa e getta e circa 500 milioni di guanti al mese, con una produzione di rifiuti di circa 70 mila tonnellate annue. I dispositivi di protezione individuale (DPI) sono costituiti principalmente da materiale composito e quindi non riciclabile e sono potenzialmente infetti: non si possono quindi differenziare né riciclare. La loro vita è brevissima, il loro destino è quello di diventare rifiuti in pochissimo tempo e l’uso massivo che ne stiamo facendo trasforma quei numeri in una potenziale minaccia ecologica. È necessario far sì che l’emergenza coronavirus rimanga nei confini dell’emergenza sanitaria (e socioeconomica), impedendo che si trasformi anche nell’ennesima emergenza ambientale dalla quale, questa volta, rischiamo davvero di rimanere soffocati.
(https://www.istituto-oikos.org/notizie/covid-minaccia-plastica-monouso)
In questi primi sei mesi del 2020 tutto il pianeta ha visto l’incremento dei rifiuti di plastica legati alla pandemia. A Wuhan, tra gennaio e marzo, la città ha dovuto gestire la produzione di 240 tonnellate di rifiuti sanitari al giorno, sei volte di più rispetto a prima che scoppiasse l’epidemia. Le risposte alla crisi sanitaria hanno portato a un aumento del consumo di materie plastiche e alla generazione di rifiuti di vario genere: più rifiuti di plastica per uso domestico sono prodotti, meno ne vengono riciclati, mentre il rischio che il personale impiegato nelle attività di riciclo dei rifiuti potesse contrarre il virus ha spinto diversi Comuni a fermare temporaneamente la raccolta differenziata, indirizzando più rifiuti verso gli inceneritori e le discariche.
Come la pandemia ha portato all’aumento dei rifiuti di plastica. L’utilizzo di mascherine, visiere e guanti per ridurre le eventualità di contagio + cambiamento delle nostre abitudini quotidiane + ricorso agli acquisti online e di cibo e merci (imballati o imbustati) + minore inclinazione a differenziare i rifiuti + crollo del prezzo del petrolio = incremento del consumo di prodotti di plastica.
L’acquisto di articoli tramite piattaforme online e il ricorso al cibo d’asporto o imballato ha portato a un incremento dei rifiuti di plastica per le monodosi dei cibi pronti consegnati a domicilio. Ad aprile, la Foodservice Packaging Association del Regno Unito ha riferito che le tazze monouso e le posate monouso confezionate “erano molto richieste”, mentre, stando a quanto dichiarato dalla British Plastics Federation, le aziende che forniscono imballaggi per alimenti e bevande, candeggina, sapone e medicine stavano operando al limite delle loro possibilità. Grandi aziende come Starbucks, Tim Hortons e Dunkin’ Donuts hanno rinunciato a utilizzare materiale riciclabile mentre diversi supermercati e ristoranti (che potevano vendere solo cibo d’asporto) hanno optato per imballaggi in plastica. Molti pub britannici, quando era ancora possibile solo la vendita d’asporto, utilizzavano bicchieri di plastica, e una volta riaperti, hanno cominciato a usare posate confezionate singolarmente. (https://www.valigiablu.it/plastica-covid-inquinamento/)
Il coronavirus rischia di farci tornare indietro su plastica monouso e sostenibilità
Con tutti gli imballaggi usati nella delivery e al supermercato, la plastica sembra essere tornata di moda. E viene smaltita peggio che mai. (https://www.vice.com/it/article/wxq84q/consumo-plastica-covid)
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18 comments
salviamo più…troppa sporcizia e degrado ovunque! Venga il Suo Regno a distruggere l’iniquità , la follia , la corruzione e tutti i politici , i traditori e gli assassini ! Un mondo Nuovo sta per arrivare , dopo la distruzione di quello attuale ridotto a pattumiera a cielo aperto a causa dell’ignoranza , incoscienza e disubbidienza dell’uomo !
Un caro saluto a te e team e a presto per vedere il tuo T.G. l’unico vero , quello che apre gli occhi !
Oramai…non ci
Peggio di così un controsenso unico , proprio la distruzione del pianeta ,hanno fatto tante campagne contro la plastica, adesso arrivano con le mascherine. Io non la uso all aperto,se entro al supermercato mi metto un bandana di cotone che è lavabile.