L’universo è una simulazione? (Parte 1)
Condividi96Nel 1970 un matematico britannico di nome John Conway creò un progetto noto come “il gioco della vita”.
Pur trattandosi di un gioco non è uno di quelli in cui devi necessariamente giocare.
Il gioco della vita è infatti un gioco a zero giocatori, il che non ha molto senso.
Ma come funziona?
Devi semplicemente stabilire una serie di condizioni iniziali e poi non devi far altro che osservare.
Una volta stabilite le condizioni iniziali, il gioco funziona da solo.
Sostanzialmente il gioco non si basa su nulla di concreto se non un piccolo insieme di regole da seguire.
Alcuni modelli di questo gioco attraggono soltanto poche generazioni prima di estinguersi mentre altri apparentemente sopravvivono per sempre.
E questo mi ha fatto pensare:
Se una simulazione semplice come questa, con pochissime variabili può portare a qualcosa di enorme, cosa succederebbe se lo estendessimo ad una dimensione ancora più grande come quella dell’Universo?
Una simulazione che è molto più di semplici punti su di uno schermo, ma è fatta di galassie, pianeti e vita.
Ancora più importante, se ciò fosse possibile,
come facciamo a sapere che proprio in quel preciso istante non stiamo vivendo in una di quelle simulazioni?
Inizialmente l’ipotesi secondo cui il nostro universo è una simulazione sembra una totale assurdità.
Ma riflettendoci potrebbe diventare sempre più plausibile.
Come osservi le cose?
Beh, le vedi, o le annusi o le osservi con uno qualsiasi dei tuoi sensi.
Questa è la tua realtà soggettiva, una realtà basata sul soggetto, tu.
Sei solo nella tua testa.
Tutto ciò che osservi o con cui interagisci, viaggia con i neuroni che si attivano nel tuo cervello per creare la tua visione del mondo.
Ci sono però delle cose che possono provare l’esistenza di una realtà oggettiva.
Questa è una realtà che esiste indipendentemente dalla nostra conoscenza di essa, una sorta di realtà assoluta che comprende tutte le nostre realtà soggettive.
Esiste ma non possiamo vederla.
È un pensiero confuso perchè sembra difficile sapere che esiste una realtà oggettiva senza qualcuno o qualcosa che possa osservarla.
Ad esempio, se sono uscito e affermo che faceva freddo e tu sei uscito e sostieni che faceva un caldo torrido, ecco qui entrano in gioco le nostre realtà soggettive.
Sembra che due menti diverse, due persone diverse possano osservare un singolo oggetto in più modi.
In una realtà oggettiva si tratterebbe o di una giornata fredda o di una calda, indipendentemente dalle nostre osservazioni soggettive.
In una realtà oggettiva, per provare che qualcosa esiste, dovresti osservarla senza guardarla, il che è un’ovvia contraddizione.
Questa affermazione fa sorgere una domanda: è possibile provare che qualcosa al di fuori della tua mente sia effettivamente reale?
I neonati non sono esattamente l’esempio di intelligenza, ma ci danno una buona visione di come impariamo, di come si sviluppa la nostra mente e come diventiamo consapevoli del mondo che ci circonda.
Se guardi fuori dalla finestra potresti vedere un albero o un’altra casa.
Ma non hai bisogno di guardare fisicamente là fuori per sapere che quelle cose esistono.
Questo fatto è noto come “permanenza dell’oggetto” e si tratta della consapevolezza che gli oggetti esistono anche quando non li percepiamo in alcun modo.
Tuttavia non siamo nati con questa abilità, ma è qualcosa che si sviluppa nel tempo.
Sono sicuro che hai già visto o persino giocato a cucù con un bambino, quando ti copri il viso i bambini di meno di un anno crederanno che sei scomparso nel nulla, ma quando togli le mani sei improvvisamente tornato di nuovo nella loro realtà.
La consapevolezza che le cose esistono anche quando non puoi osservarle non si apprende prima di compiere un anno e mezzo o due.
E’ proprio così, questo risale alla tua realtà soggettiva.
Sicuramente dopo un po’ potresti imparare che alcune cose sembrano esistere quando non le stiamo osservando, ma come puoi essere certo che, alla fine della giornata, non sia solo una tua realtà soggettiva?
È grazie alla tua coscienza che puoi osservare qualsiasi cosa.
Prendi questo esempio: quando guardi il tuo computer, telefono, televisione o qualsiasi dispositivo su cui stai guardando, sai che tutte queste cose sono composte da atomi, ma non puoi davvero vederli, vero, non puoi finché non prendi un dispositivo come un microscopio per osservarli.
Non possiamo perciò vederli finché non vengono osservati da vicino.
Quindi, se questo è vero potrebbe rendere la simulazione dell’universo un milione di volte più facile.
Simulare un intero universo con miliardi di galassie su miliardi di anni luce richiederebbe molta potenza di calcolo e sarebbe davvero solo uno spreco.
Tutto ciò che la specie post umana dovrebbe fare è solo simulare la coscienza dei suoi soggetti o forse anche di un solo soggetto.
C’è un modo per dimostrare che chiunque parli quotidianamente non è solo un’altra funzione del codice nella simulazione.
Tutto ciò che la simulazione deve fare è semplicemente indurti a credere che il mondo intorno a te sia reale.
Quando giochi ai videogiochi, noterai che le cose non vengono mostrate quando non le guardi.
sarebbe uno spreco di potenza ed energia.
Dato che i videogiochi sono fondamentalmente delle nostre simulazioni, perché l’universo simulato non dovrebbe seguire una strategia simile?
è un’affermazione molto arrogante ma ascoltami, se un albero cade nella foresta e nessuno si trova nei paraggi, fa un suono?
è una domanda psicologica piuttosto popolare e si adatta molto a quello che stiamo dicendo.
In un universo simulato, se nessuno è nei paraggi o è consapevole di ciò che sta accadendo, non c’è motivo per cui l’albero emetta un suono.
Se in seguito dovessimo vedere l’albero, sarebbe semplicemente steso a terra e darebbe così l’illusione che è caduto precedentemente.
Se non stiamo osservando le galassie nel Campo Profondo di Hubble, qual è il punto in cui esse esistono nella simulazione in ogni momento?
Può essere possibile che solo dei frammenti di ciò che chiamiamo universo esistano e vengano osservati contemporaneamente.
Se guardiamo indietro a dove si trovava la tecnologia cento anni fa e la confrontiamo con oggi, puoi notare un’ovvia differenza.
Se la tecnologia continua ad avanzare a una velocità superiore a zero, allora è possibile che in futuro, tra 100 o 1 milione di anni, potremmo avere una tecnologia con una potenza di calcolo quasi illimitata.
Ma ciò di cui voglio parlare è il potere e l’energia, come potrebbe una civiltà ottenere questo tipo di potere?
Ricordi quelle inquietanti bambole russe che quando le apri ce n’è un’altra dentro e poi un’altra e un’altra ancora?
C’è un concetto su scala stellare che ha un funzionamento identico a quello delle bambole russe.
il sole per esempio, emette una tonnellata di energia, se potessimo in qualche modo sfruttare tutta questa energia potremmo usarla per simulare milioni di universi contemporaneamente.
Ma come potremmo raccogliere tutta quell’energia?
Usando un qualcosa chiamato “cervello matrioska”.
Se una civiltà avanzata fosse in grado di costruire una mega struttura per poter vedere il Sole in più strati, proprio come le bambole, avrebbe a disposizione tutta l’energia del sole.
Una civiltà capace di questo potrebbe molto probabilmente farlo all’interno di più stelle, e quindi sarebbe in grado di simularlo su tutti gli universi che desidera.
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7 comments
HEAVEN ONE E UN MESE CHE NON FAI AGGIORNAMENTI PUOI AGGIORNARE SU YOUTUBE …..
Grazie, mi piace questa serie, hai fatto delle domande che anche io mi sono posta tante volte, non ho nessuna certezza, ma il dubbio mi sorge
Salutiamo il Cern .Grazie bel video la vita è un sogno
Grazie a te! Condividi il video se ti é piaciuto!
Video molto interessante!!! 🙂
🌟
Leggete la distorsione della percezione di David Ike e capirete meglio.