Euro: vantaggio (per pochi) o svantaggio (per tutti)?
Condividi122Berlusconi è noto per le varie barzellette raccontate agli italiani, anche se poi gli italiani stessi dimenticano le varie affermazioni incoerenti fatte nel tempo.
Una tra le più strane è stata la seguente:
“L’Euro? Un disastro!” – Parola di Silvio Berlusconi.
“L’Euro? Un vantaggio enorme!” – Parola di Silvio Berlusconi.
Nel video infatti ci concentriamo sull’Euro e sulla sua adozione, transizione e il caro-vita che ha causato, ma soprattutto su quanto questa strana moneta, a suo tempo, non abbia convinto nessuno, tranne lui!
Chiediamoci come mai e diamoci la risposta più ovvia: l’Euro è stato un vantaggio per pochi benestanti e uno svantaggio per la maggior parte della popolazione.
L’euro? “Un disastro, anzi un vantaggio”
L’euro: “Un disastro”. Parola di Silvio Berlusconi. L’euro? “Un vantaggio enorme”. Parola di Silvio Berlusconi. In dieci anni di moneta unica, il presidente del consiglio è riuscito a dire tutto e il contrario di tutto, secondo le convenienze del momento. Fino all’ultimo attacco: “Una moneta strana, che non ha convinto nessuno”. Nessuno tranne lui, che il 22 febbraio 2009 sosteneva che se l’Europa fosse stata in grado di rispondere con efficacia agli effetti della crisi finanziaria attraverso piani nazionali anti-crisi, sarebbe stato grazie alla ritrovata flessibilità di bilancio e alla stabilità dell’euro.
Cominciamo dall’inizio. E’ il 1997, il governo retto da Romano Prodi cerca di raggiungere i parametri economici richiesti per entrare nel club della moneta unica, impresa tutt’altro che scontata per l’Italia.
Interviene Berlusconi, capo dell’opposizione: “L’euro non è solo l’obiettivo della maggioranza ma anche dell’opposizione. Noi siamo contrari ad un rinvio dell’euro su richiesta unilaterale italiana, sarebbe un dramma in termini di inflazione, export e occupazione”.
A prezzo di notevoli sacrifici, l’obiettivo viene centrato. Berlusconi rivendica la sua parte di gloria: “Un bel po’ di merito per l’entrata dell’Italia nell’euro ce l’abbiamo anche noi, abbiamo sempre avuto un comportamento responsabile in diverse occasioni”.
Nel 2001 la Casa delle libertà vince le elezioni e Berlusconi torna a Palazzo Chigi. Tocca al suo governo accompagnare l’Italia nell’adozione della nuova moneta, in circolazione dal primo gennaio 2002 in coesistenza con la lira per i primi tre mesi.
La svolta è epocale, sorgono preoccupazioni, ma il premier tranquillizza il popolo: “Qualche difficoltà l’avremo tutti, ma il vantaggio per il Paese è enorme perché tutta l’Europa, con 300 milioni di persone avrà la stessa moneta e tutti potremo operare senza incontrare difficoltà di cambio. Questo aumenterà gli scambi e le esportazioni. Soprattutto avremo una moneta forte che eliminerà i rischi di inflazione” .
Arriva il grande giorno, le monete e le banconote europee possono essere finalmente spese nei negozi. Anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti assicura che i prezzi al consumo non aumenteranno: “Non ci si possono aspettare altro che effetti economici positivi. Non ci sarà nessun rischio di inflazione, in base alle nostre informazioni il pericolo non esiste” . Insomma, la partenza è trionfale. Ancora Berlusconi: “L’Euro funziona, questa è una verità e incontestabile”. E poi: “Siamo tutti uniti da un comune destino. L’Euro si è imposto positivamente, diventando un simbolo dell’Europa”. E soprattutto, “il governo non ha posizioni di scetticismo sull’euro, non credete a quelli che lo dicono”.
Un anno dopo l’introduzione della moneta unica, ci si comincia a rendere conto di un generale aumento dei prezzi. Nel 2003, nel mezzo della legislatura che doveva veder fiorire il “nuovo miracolo italiano”, i toni cambiano. Berlusconi inverte decisamente la rotta, rinnegando la retorica della moneta che unisce popoli e mercati. L’euro diventa una piaga da addebitare a Romano Prodi. Ecco la nuova versione: “L’aumento dei prezzi si deve soprattutto all’introduzione dell’euro, che è stato deciso dai governi precedenti al nostro. È evidente che con l’euro i conti sarebbero stati arrotondati all’insù. Bisogna prendere atto che molte volte da parte di commercianti non c’è stato senso di responsabilità”.
Nel gennaio del 2004, un’indagine condotta per il settimanale “Le Nouvel Observateur” dimostrò che parte dei francesi era convinta che l’introduzione dell’euro avesse causato un forte aumento dei prezzi. La stessa Banca di Francia rilevava che vi erano stati effettivamente degli aumenti nel settore dei servizi e dei beni di uso quotidiano per arrotondamenti consistenti dei prezzi, in particolare per i prodotti alimentari di largo consumo. Per i beni durevoli si registrava, invece, ma già da tempo, una lieve riduzione dei listini.
Nello stesso periodo, anche in Germania la Bundesbank dichiarava che il changeover tra marco ed euro aveva provocato un incremento dei prezzi di beni e servizi di largo consumo, incremento già annunciato da una indagine sull’inflazione dal quotidiano “Bild”, che coniò il termine Teuro, derivandolo da teuer, caro, e da euro. L’aumento dell’1,1% dei prezzi al consumo, nel dicembre 2003, arrivava in piena recessione per la Germania, recessione iniziata circa tre anni prima e che aveva perciò condotto ad una forte riduzione dei consumi e dei relativi prezzi.
Sempre nello stesso anno in Spagna, un’indagine del ministero dell’Economia dimostrò che la causa più importante dell’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, era dovuto alla concentrazione delle grandi imprese nel settore della distribuzione.
In Italia, l’aumento dei prezzi diede luogo ad una polemica, conseguente a una affermazione dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, secondo il quale la moneta unica ne era stata la causa e “cercare di capire l’impressionante effetto dell’euro sul caro-vita” non significava disconoscerne i vantaggi o essere euroscettici. Per Romano Prodi, presidente della Commissione europea di là a qualche mese sostituito da José Manuel Durão Barroso, erano mancati “i controlli: il comitato nazionale e quelli provinciali non (erano) mai stati riuniti. Negli altri paesi (erano) state date indicazioni completamente diverse rispetto all’Italia”.
Nel nostro Paese, dopo l’introduzione dell’euro, a chi sosteneva che l’inflazione dal 2001 al 2003 in alcuni settori era più che raddoppiata rispetto a quella rilevata dall’Istat, si contrapponevano le certezze che essa era solo percepita e non reale. Eppure, molti istituti di ricerca mostravano che la percezione era pressoché generalizzata, e non solo in Italia. Per l’Italia, l’Ipsos evidenziò, con “Comprare in recessione”, che i percettori di reddito fisso perdevano costantemente potere d’acquisto e per il 40% non erano in grado di risparmiare, per il 17% erano costretti a ricorrere ai risparmi accumulati e per il 7% ad indebitarsi;
E così finisce nel dimenticatoio il Berlusconi euroentusiasta. Come fosse appena sbarcato da Marte, solo ora si accorge che “la moneta unica è stata adottata senza adeguati studi e trattative”.
C’è un problema, però. Un presidente del consiglio non può passare le giornate a parlar male della propria moneta, pena una pericolosa perdita di credibilità che finisce per colpire i partner dell’eurozona. Così, come in una commedia degli equivoci, Berlusconi è costretto a cambiare faccia da una settimana con l’altra. E riesce a sostenere il contrario di quanto detto pochi giorni prima con l’entusiasmo del comiziante: “Noi non abbiamo niente contro la moneta unica, che non si sarebbe mai fatta senza l’impulso decisivo delle classi dirigenti democratiche e liberali del continente. Quando l’Europa liberale e popolare lavorava per l’integrazione monetaria, i comunisti, le sinistre, si opponevano all’ingresso dell’Italia nel sistema monetario europeo”. Il premier conta sulla buona compagnia del ministro Tremonti, anche lui dimentico del recente passato: “L’unica cosa negativa del governo Berlusconi è stata l’euro, che non abbiamo voluto noi e che ha creato un disastro nei conti delle famiglie italiane” .
Ormai è impossibile districare il vero pensiero del governo italiano sulla moneta unica, ma appena si profila una nuova sfida con Prodi per le politiche del 2006, Berlusconi raduna il comitato di presidenza di Forza Italia per dettare la strategia elettorale. Che non è difficile: “Bisogna associare e legare il malcontento sull’euro all’operato di Prodi”. Nelle occasioni istituzionali e internazionali, il Cavaliere va serenamente a sostenere il contrario: “L’euro è stato assolutamente positivo e riconosco il merito di Prodi”.
E così via, ad libitum.
Con il danno arriva anche la beffa..
L’italia avrebbe fatto carte false per entrare a far parte della moneta unica truccando i propri conti.
Fonte un rapporto redatto dal professor Gustavo Piga, dell’università di Macerata per l’Isma. Secondo lo studio, un paese dell’Unione fra il 1995 e il 1997 ha utilizzato un complesso contratto “swap” (un tipo di derivati utilizzati nelle operazioni finanziarie) per camuffare la reale entità del suo deficit e rientrare quindi nei parametri di Maastricht. La ricerca non cita mai l’Italia, ma secondo Wall Street Journal e Financial Times, i più autorevoli quotidiani finanziari del mondo, proprio di Roma si tratta: e che quindi, la responsabilità della manovra sia del governo dell’allora premier Romano Prodi.
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5 comments
Tremonti stesso disse Anke… e me lo ricordo bene.. sapevamo che era un fallimento ma lo abbiamo fatto lo stesso..
Come una scarrellata di altre cosette fatte mpo alla CZ di cane..cmq vengono pagati anche x essere delle ciofeke
Ci hanno preso per il “mazzo-lin di fiori” per circa 20 anni, i due famosi schieramenti di CSX e di CDX. Supportati dai giornalisti e giornalai di turno. E da altri partiti fintamente contrari alla manfrina. Molti italiani ancora non lo capiscono. Purtroppo.
Bravi! Ricordatelo agli italioti
Grazie Giorgio!
Per loro(tutti) solo due parole. GIUDA ISCARIOTA.Questi pero’ non si impiccano dopo i denari ottenuti.