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Verso un credito sociale educativo su blockchain: dal Progetto 2025 alla “Presidenza PayPal”

Sta emergendo con sempre maggiore chiarezza una convergenza che molti osservatori definiscono inquietante.

Da un lato troviamo le riforme educative previste dal Progetto 2025, sostenuto dall’asse Heritage–Koch/SPN, che mira a ridefinire radicalmente il sistema scolastico statunitense. Dall’altro lato, si muovono gli interessi della cosiddetta PayPal Mafia – il network di figure come Peter Thiel, David Sacks, Elon Musk, Marc Andreessen – che da anni investono nella costruzione di infrastrutture digitali capaci di condizionare la vita economica e sociale. Questi due fronti, apparentemente distinti, si stanno intrecciando in una prospettiva comune: la creazione di un credito sociale educativo basato su blockchain.La retorica ufficiale USA racconta di una rivoluzione all’insegna dell’“efficienza” e della “libera scelta” (school choice). Tuttavia, dietro lo slogan rassicurante, l’architettura reale punta a un obiettivo più ambizioso: instaurare un meccanismo di programmazione capillare dei sussidi e di sorveglianza dello studente sin dall’infanzia. Il cuore del sistema è costituito da portafogli digitali collegati a dati psicometrici e a algoritmi predittivi in grado di determinare non solo l’accesso ai diritti e ai percorsi formativi, ma anche la possibilità di ottenere un lavoro.Il cantiere è già aperto. Uno degli strumenti principali è rappresentato dagli Education Savings Accounts (ESA), erogati tramite wallet digitali. Teorici come Jonathan Butcher e Lindsey Burke sostengono apertamente che l’erogazione dei fondi avvenga in maniera diretta verso fornitori “accreditati”, evitando passaggi pubblici e procedure trasparenti. Parallelamente, diverse fintech hanno già ottenuto contratti in più di 30 Stati per gestire questi ESA. Tra i nomi più rilevanti spiccano ClassWallet, Odyssey, Student First Technologies, Merit International, tutte aziende che risultano perfettamente allineate agli interessi e agli investimenti provenienti dalla Silicon Valley.

Il passo successivo è la tokenizzazione. L’introduzione di stablecoin programmabili, cryptovalute ancorate al dollaro, permetterebbe di rendere ogni transazione non solo tracciabile, ma anche limitabile a specifiche categorie autorizzate. In altre parole, non si tratterebbe di semplici sussidi, ma di fondi “a destinazione vincolata”, programmabili a monte da autorità centrali.

Sul piano federale, il quadro si arricchisce di ulteriori elementi: il GENIUS Act, l’ipotesi di una Crypto Strategic Reserve in BTC/ETH e, soprattutto, la possibile nomina di David Sacks come regista delle politiche in materia di AI/crypto. Tutto converge verso una infrastruttura di pagamenti programmabile dall’alto, con regole dinamiche applicabili non solo a spese e sussidi, ma all’intero ciclo educativo.
Il tassello decisivo è l’integrazione con l’edtech. I wallet digitali registrano ogni singola spesa, mentre le piattaforme didattiche adattive raccolgono in tempo reale dati psicometrici, cognitivi e comportamentali. L’intelligenza artificiale incrocia i flussi finanziari con le performance scolastiche, producendo punteggi predittivi di “merito/compliance”. Tali punteggi decidono se uno studente può ricevere un sussidio, accedere a determinate opportunità formative o intraprendere una carriera. In questa prospettiva, società come Palantir risultano perfette per aggregare e analizzare questi big data, offrendo alle istituzioni strumenti di controllo senza precedenti.
Parallelamente, i grandi investimenti in piattaforme educative come Khan Academy, Udacity, Course Hero e nelle iniziative federali come l’AI Workforce Research Hub (che coinvolge 68 aziende tech di primo piano) hanno un obiettivo comune: standardizzare l’educazione all’IA e plasmare una forza lavoro programmabile, funzionale ai binari della Quarta Rivoluzione Industriale.

Non si tratta quindi solo di digitalizzare l’insegnamento, ma di ridisegnare i meccanismi attraverso cui studenti e lavoratori saranno inseriti in un sistema socio-economico interamente orchestrato da algoritmi proprietari.
Tradotto dal burocratese: sotto l’etichetta della “school choice” si sta costruendo un apparato che intreccia educazione, finanza personale e lavoro in un’unica griglia di controllo. I portafogli intelligenti e le piattaforme adattative non offrono una reale personalizzazione dell’apprendimento: piuttosto, personalizzano il vincolo, stabilendo cosa è acquistabile, cosa è lecito studiare, quale percorso conviene seguire per non incorrere in penalizzazioni sul proprio punteggio di merito/compliance.
La promessa di efficienza rappresenta soltanto la copertina. All’interno, il contenuto è la costruzione di un credito sociale educativo che lega il futuro delle nuove generazioni a un registro distribuito e a modelli di scoring opachi, difficili da contestare o modificare. Se questo processo non verrà fermato oggi, diventerà normale domani scambiare la libertà educativa con un semplice QR code.

Insomma, in prospettiva, in USA (e ovviamente in “cascata” nelle loro colonie occidentali) stanno preparando per bambini e ragazzi un cupo futuro educativo, distopico e totalitario, come sempre in nome dell’imperialismo digitale e artificiale.

Occorre quindi sempre di più combattere per la libertà formativa dei nostri figli e nipoti.

Buona lotta a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà.

Alla prossima…

Anna

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