Sicurezza e Privacy

Diamo voce a chi cerca la verità sulle reti di nuova generazione

Torniamo oggi al tema complesso e importante della tecnologia trasmissiva di nuova generazione.
Proprio di quella manifestazione a Torino, vi propongo l’importante intervento in materia, da parte della Referente Piemonte Alleanza Italiana Stop reti di nuova generazione, Antonella Celotto.
Le sue parole sono fondamentali e da ascoltare fino alla fine.
Prima però vi ricordo la lodevole iniziativa presentata nel video dal Comitato No reti di nuova generazione Val Pellice, un gruppo di persone oneste e coraggiose che hanno lottato e lottano per la tutela del proprio territorio e della salute della cittadinanza, organizzando una conferenza online sulle reti di nuova generazione.
Seguiamoli numerosi il giorno venerdì, 26 marzo 2021, alle 20.30 su questi link!!!
GRAZIE!
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Grazie e a prossimo video!
Anna

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11 comments

Elisabetta 26/03/2021 at 11:45

Anna,
la verità sulle reti di nuova generazione ? Dove vogliono spingere i Bambini con la scusa del 5g?
Digitali e uguali mi sembra la scritta ” Arbeit macht frei”

la campagna che sta dilagando: digitali e uguali in “difesa” dei Bambini che non hanno il computer….

Fonte : la repubblica –

La campagna DIGITALI E UGUALI verte su questa modalità di abuso del linguaggio mediatico ===> Oltre 850.000 bambini in Italia il computer non lo vedono perché non ce l’hanno. E senza computer, non vedono neanche un futuro.

Sottoscritto da numerosissimi intellettuali italiani e massmedia, e testate giornalistiche.

Digitali e uguali? per combattere la disuguaglianza digitale tra i giovani….Ecco che magicamente si materializza negli anni il 5g per rendere tutto più veloce per “difendere” i giovani e come cita l’articolo: “abbattere le barriere che impediscono agli studenti italiani di crescere..”

INCREDIBILE: ORA SI PREOCCUPANO DEL FUTURO DELLE NUOVE GENERAZIONI.

YOOX e GEDI Gruppo Editoriale, in collaborazione con Fondazione Golinelli e Fondazione Specchio d’Italia ONLUS, lanciano “Digitali e Uguali”, l’iniziativa volta a raccogliere fondi per donare agli studenti italiani i computer di cui hanno bisogno. Il digital divide in Italia contribuisce a posizionare il nostro Paese al 25° posto su 26 Paesi membri dell’UE per competitività e sviluppo tecnologico. “Digitali e Uguali” è un appello alle aziende e ai cittadini per contribuire ad abbattere finalmente le barriere che impediscono agli studenti italiani di crescere ed affermarsi e per portare il Paese in una posizione di forza in Europa nel grado di digitalizzazione.

Attraverso la piattaforma http://www.digitalieuguali.it, a partire dal 19 marzo tutti coloro che condividono questa responsabilità verso il futuro delle prossime generazioni, potranno offrire il loro sostegno. Le donazioni raccolte serviranno all’acquisto di PC da distribuire agli studenti italiani tramite le scuole statali e paritarie del territorio nazionale che ne avranno fatto richiesta sul sito. “In Italia uno studente su tre non ha un computer e quindi ha meno opportunità di crescita personale e professionale, questo non è più sostenibile per il nostro Paese. Dotare ogni bambina e bambino di uno strumento tecnologico può diventare la chiave di successo per il loro futuro e per il futuro dell’Italia. Insieme a GEDI Gruppo Editoriale, alla Fondazione Golinelli e alla Fondazione Specchio d’Italia ONLUS condividiamo lo stesso obiettivo di contribuire a colmare il gap digitale e di non lasciare nessuno indietro.”

Federico Marchetti, Fondatore e Presidente di YOOX NET-A-PORTER GROUP
“Digitali e Uguali nasce dalla generosità di Federico e degli altri partner, ma si rivolge a tutti: attraverso le nostre testate e grazie alla Fondazione Specchio d’Italia coinvolgeremo gli italiani in una gara di solidarietà speciale, dove tutti potremo vincere. Perché aiutare ogni studente a mettere a frutto il suo talento non solo contribuisce a rendere l’Italia più moderna e innovativa, ma consente ai bambini di oggi di essere domani cittadini migliori, più attivi e partecipi della vita civile e sociale del Paese”.

Anna, per rendersi conto: la gente muore e morirà sempre di più di questo passo e questi in un momento storico di criticità su più livelli, in un batter d’occhio creano associazioni e fondazioni e chiedono fondi perchè pensano che la crescita personale e il futuro dei Bambini dipenda da un 5g e o un computer…

Anna e grazie per il link : E se volete provare l’ebbrezza di un abbigliamento “provocatorio” per dimostrare le vostre convinzioni a proposito delle nuove tecnologie 6g/7g (!!!!!!), date un’occhiata qui:
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Numero 6 24/03/2021 at 11:13

Grande Anna!!

ATur 24/03/2021 at 13:29

Grazie ragazzi! Grandi anche voi! 🤗

Elisabetta 24/03/2021 at 10:10

Grazie Anna,
GRAZIE a questo comitato.
sì condividiamo e diffondiamo.

Un piccolo neurone e una sinapsi per pensare che NOI siamo fatti per il 75%-85% di ACQUA..
non dovrebbe servire nemmeno fare un trattato di fisiologia sul corpo umano per comprendere almeno un pochino di più le influenze negative che tutto ciò avrà, basterebbe imparare a percepire e con-siderare i concetti del 5g con il proprio cervello, con il proprio sentore, con la percezione e la presenza di sè, un’ attenzione che negli ultimi decenni si è affievolita sempre più (mi collego anche all’ultimo video di Giovanni Cianti, il quale ha fatto un sunto preciso.)

Tutto più veloce ? Sì anche il nostro processo di morte cellulare.

Sembra che chi porta questa tecnologia NON importi assolutamente che SIAMO UMANI E SIAMO FATTI PER IL 75%-85% di ACQUA. ALQUANTO CURIOSO.

Su internet troviamo informazioni precise.
Lo studio dell’istituto Ramazzini
Laboratori e uffici si trovano nel castello rinascimentale (oggi comunale) di Bentivoglio, a venti chilometri da Bologna: merli e chiostri, sale affrescate, camini e travi di quercia, ma anche la più recente tecnologia per le analisi. È qui che circa 2.500 ratti del ceppo Sprague-Dawley – con un dna molto simile a quello umano – sono stati sottoposti per 19 ore al giorno, sette giorni su sette, a radiofrequenze (1.800 mhz), simili a quelle cui è esposto chi vive vicino a un’antenna radio base della telefonia mobile, dunque a una fonte di onde elettromagnetiche.

Nel frattempo l’Ntp procedeva a un esperimento negli Stati Uniti con esposizioni e frequenze diverse (1.900 e 900 mhz) e su un periodo più breve rispetto a quello testato dal Ramazzini (106 settimane contro l’osservazione fino a morte spontanea). I due studi si sono concentrati su due diverse fonti di radiazioni: Ramazzini ha studiato gli effetti di un’esposizione a un’antenna, campo lontano; mentre l’Ntp si è occupato delle radiazioni emesse dai telefoni portatili, campo vicino. Ma le conclusioni sono simili: in entrambi i casi l’esposizione determina un rischio relativo dello sviluppo di gliomi nel cervello – gruppo di neoplasie maligne del sistema nervoso centrale – e di schwannomi maligni, ovvero tumori delle cellule nervose del cuore, dette di Schwann.
Nel centro di ricerca dell’istituto Ramazzini, all’interno del castello di Bentivoglio, vicino a Bologna, 2019. (Maria Novella De Luca)
ITALIA
I timori di chi si oppone alla rete 5g in Italia
Emanuele Giordana, giornalista
30 dicembre 2019
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Nel paesino lombardo di Crotta d’Adda, un pugno di chilometri da Cremona, la maggior parte degli avventori del Giangy bar, sulla via principale di questa cittadina di 650 anime, è anziana: non sorprende se le persone non sono attaccate al telefono. Ma c’è anche un altro motivo. Il ripetitore più vicino è a chilometri di distanza e il telefono prende male. La conversazione va e viene e il wifi è un disastro. In epoca digitale un vero dramma. Ma non per le aziende che in Italia stanno pianificando il 5g, tecnologia e standard di quinta generazione che consentiranno, con prestazioni e velocità superiori, l’internet delle cose: quello che permetterà di programmare la lavatrice dall’ufficio, per dire; o che grazie a un microchip nel pannolino avviserà se un bambino è bagnato.

Per i colossi della telefonia Crotta d’Adda è un caso perfetto per studiare come la nuova tecnologia possa superare la vecchia. Ma ci sono un paio di problemi. Anzi tre. Il primo è che nessuno ha avvertito i cittadini del paesino che sarebbero stati al centro di un esperimento per testare la nuova tecnologia. Il secondo è che una ricerca ha constatato che dei topi sottoposti a onde elettromagnetiche simili ma assai meno potenti rispetto a quelle previste dal 5g hanno mostrato la tendenza ad ammalarsi di cancro. Il terzo è che tra i 650 residenti di Crotta d’Adda c’è un nucleo agguerrito di persone, in buona parte donne, che non ha nessuna intenzione di fare da cavia senza conoscere i rischi del progetto.

Nasce tutto da lì, da un comitato locale per la tutela ambientale che si è poi scelto un nome di battaglia evocativo: “Onde nel Gerundo”, dal lago storico di età preromana che occupava i letti degli attuali Adda e Serio.


È il 2 marzo 2019 quando il comitato si fa vivo in comune. Sono dei rompiscatole, di quelli che non arretrano davanti a nessuna battaglia. Si deve a loro se un’azienda di compostaggio si è vista negare il permesso di fare a Crotta d’Adda l’ennesima pattumiera, che doveva sorgere, tra l’altro, di fianco a una delle più grandi discariche di inerti ferrosi in Italia. Dicono al sindaco di aver saputo che Crotta d’Adda è nella lista di 120 comuni per i quali l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha previsto nel maggio 2018 la sperimentazione del 5g. Il nome delle grandi città è noto: Milano, Bari, Prato, L’Aquila e Matera per cominciare. Ed è conosciuto anche il nome delle aziende che, grazie a un’asta che in quattro anni porterà 6,5 miliardi nelle casse dello stato, nell’ottobre 2018 hanno comprato le frequenze del pacchetto 5g: dalla Vodafone alla Telecom, dalla Wind alla Fastweb alla Iliad. Ma chi si preoccupa di Terragnolo (Tn), Mezzana Rabattone (Pv), Canolo (Rc) o della cremonese Crotta d’Adda?

Sebastiano Baroni, eletto sindaco con voto quasi bulgaro in una lista civica senza colore, fa buon viso a cattivo gioco. In realtà è già stato avvertito, non dall’Agcom ma da una raccomandata del 22 febbraio 2019 firmata da un coordinamento di associazioni di tutela per le malattie rare: “Abbiamo appreso che il ministero dello sviluppo ha scelto, tra gli altri, il Suo comune per la sperimentazione del 5g, il wireless di quinta generazione privo di studi preliminari sul rischio per la salute pubblica…”. Baroni prende tempo ma alla fine, il 12 agosto scorso, scrive al ministero della salute, all’istituto superiore di sanità (Iss) e alle istituzioni locali. Chiede di sapere perché non è mai stato avvertito e se è vero quanto si sente dire, e cioè che non si sa molto sul possibile “inquinamento elettromagnetico” della nuova tecnologia.

“Finora”, dice Baroni, “non abbiamo avuto risposta. Io non prendo posizione pro o contro il 5g, ma una cosa deve essere chiara: non rilasceremo il permesso di mettere alcuna antenna finché non avremo garanzie”. Gli fa eco l’assessore Andrea Castelvecchio, una vita in aziende che lavorano nel campo della tecnologica: “Non siamo contro l’innovazione, anzi. Ma sulla salute dei cittadini vogliamo certezze”. Al comitato intanto non si accontentano della lettera e ancora meno della mancata risposta. Vogliono saperne di più e scoprono che a Bologna c’è un istituto di ricerca indipendente che ha appena terminato una lunga e meticolosa ricerca sulle tecnologia 2g e 3g. L’istituto si chiama Ramazzini in ricordo di Bernardino Ramazzini, autore del De morbis artificum diatriba (1700), inventore del noto aforisma “Meglio prevenire che curare”: è una cooperativa sociale nata nel 1987 che conta più di 30mila soci che coprono il 30 per cento del suo budget. Diretto da Fiorella Belpoggi, lavora sulla prevenzione del cancro e gestisce poliambulatori per le diagnosi precoci dei tumori. È anche grazie all’alleanza con il Ramazzini che nasce il comitato “Onde nel Gerundo”.

A questo punto bisogna andare a vederlo questo istituto che viene considerato il secondo al mondo, dopo l’americano National toxicology program (Ntp), per quantità di materiali potenzialmente cancerogeni studiati. Il viaggio è una piccola sorpresa.

Lo studio dell’istituto Ramazzini
Laboratori e uffici si trovano nel castello rinascimentale (oggi comunale) di Bentivoglio, a venti chilometri da Bologna: merli e chiostri, sale affrescate, camini e travi di quercia, ma anche la più recente tecnologia per le analisi. È qui che circa 2.500 ratti del ceppo Sprague-Dawley – con un dna molto simile a quello umano – sono stati sottoposti per 19 ore al giorno, sette giorni su sette, a radiofrequenze (1.800 mhz), simili a quelle cui è esposto chi vive vicino a un’antenna radio base della telefonia mobile, dunque a una fonte di onde elettromagnetiche.

Nel frattempo l’Ntp procedeva a un esperimento negli Stati Uniti con esposizioni e frequenze diverse (1.900 e 900 mhz) e su un periodo più breve rispetto a quello testato dal Ramazzini (106 settimane contro l’osservazione fino a morte spontanea). I due studi si sono concentrati su due diverse fonti di radiazioni: Ramazzini ha studiato gli effetti di un’esposizione a un’antenna, campo lontano; mentre l’Ntp si è occupato delle radiazioni emesse dai telefoni portatili, campo vicino. Ma le conclusioni sono simili: in entrambi i casi l’esposizione determina un rischio relativo dello sviluppo di gliomi nel cervello – gruppo di neoplasie maligne del sistema nervoso centrale – e di schwannomi maligni, ovvero tumori delle cellule nervose del cuore, dette di Schwann.

Il centro di ricerca dell’istituto Ramazzini a Bentivoglio, 2019. – Maria Novella De LucaIl centro di ricerca dell’istituto Ramazzini a Bentivoglio, 2019. (Maria Novella De Luca)
In Italia, l’analisi del Ramazzini ha permesso di notare l’aumento significativo di quest’ultimo tipo di tumore in un’età del roditore equivalente a quella di un uomo con più di 65 anni. Il dottor Andrea Vornoli, dell’équipe di ricerca diretta da Belpoggi, spiega che “l’esposizione è stata equivalente a quella a cui una persona è sottoposta in regime di 2g e 3g, e ha già dato risultati preoccupanti”. Se si tiene conto che il 5g richiederà milioni di stazioni radio base, 20mila satelliti e 200 miliardi di trasmittenti, spiega Vornoli, “significa che saremo costantemente sotto l’influenza di campi elettromagnetici”. Eppure, i fautori del 5g sostengono che maggiore è la frequenza e minore è la penetrazione delle onde nel corpo umano. “È vero”, ribatte Vornoli, “ma è sufficiente che sia colpito il sistema elettrico-nervoso e vascolare superficiale per arrecare potenziali danni alla salute”. Specie se ciò avviene 24 ore su 24. Parte dei risultati dello studio preliminare del Ramazzini sono stati pubblicati su diverse riviste scientifiche, mentre una sintesi sugli effetti su cervello e cuore è uscita su Environmental Research a marzo 2018. Il rapporto completo uscirà tra marzo e aprile 2020.

Il dossier comprenderà i risultati delle analisi su tutti gli altri organi e tessuti degli animali sottoposti all’esperimento, dal microbioma intestinale agli organi riproduttivi. Secondo il rapporto preliminare lo studio del Ramazzini “conferma e rafforza i risultati del National toxicologic program americano; non può infatti essere dovuta al caso l’osservazione di un aumento dello stesso tipo di tumori, peraltro rari, a migliaia di chilometri di distanza, in ratti dello stesso ceppo trattati con le stesse radiofrequenze. Sulla base dei risultati comuni, riteniamo che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) debba rivedere la classificazione delle radiofrequenze, finora ritenute possibili cancerogeni, per definirle probabili cancerogeni”.

Naturalmente la prudenza è d’obbligo. “I risultati di una ricerca sui ratti non significa per forza che quanto è vero per quell’animale lo sia anche per gli esseri umani”, spiega Marco Corsi, quarant’anni di ricerca e sperimentazione clinica nell’azienda farmaceutica Sigma Tau, “ma è un segnale importante, un campanello d’allarme che invita a proseguire le ricerche anche sull’uomo”.

Preoccupazioni diffuse
Nell’ottobre 2019 il National toxicologic program ha aggiornato lo studio sui roditori. I ricercatori sostengono che l’esposizione a onde elettromagnetiche che hanno portato i ratti maschi a sviluppare tumori cerebrali avrebbero anche causato danni al dna – dna breaks – mentre le femmine, che non avevano peraltro evidenze tumorali elevate, registravano meno danni al dna.

Andiamo avanti.
Grazie Anna

ATur 24/03/2021 at 13:29

Grazie Elisabetta, se non hai problemi userò alcune di queste informazioni in un prossimo articolo, citandoti. Fammi gentilmente sapere se sei d’accordo!

Ciao, grazie e a presto!

Anna

Elisabetta 24/03/2021 at 14:24

Ciao Anna, usa tranquillamente tutto, non mi interessa essere citata vai tranquilla, usa pure il fine è la vita la nostra vita umana. Anna sono con te

ATur 24/03/2021 at 14:40

Grazie infinite Elisabetta!

Sergio Salvelli 23/03/2021 at 21:59

Diffondo e invito a diffondere.Gravita’ inaudita.Incontrollati da alcuno.Possibili sterminatori seriali sul territorio in mano a sindaci di formazioni politiche farlocche gestite dalle lobbies partitiche.Grazie.

ATur 23/03/2021 at 22:14

Grazie mille Sergio!

Roby Lory 23/03/2021 at 16:33

Ringraziamo l’esponente di Bildelberg Colao se in futuro ci sarà un aumento di morti per cancro, tumori vari e malattie della pelle. Di questi danni ne aveva già parlato Marco Pizzuti intervistato in questa piattaforma da Morris.
Grazie Dr. Colao per tutti i danni che sta facendo, grazie al Suo falso progresso!
Grazie Elon Musk per le tue fesserie indemoniate dette euralink che tu spacci per innovazione e che invece è schiavitù!
Ringraziamo tutti questi indemoniati che appoggiano il transumanesimo, epoca in cui la macchina sostituirà l’uomo, in cui il satanismo tecnologico cancellerà ogni sorta di sentimenti, poesia, spiritualità e affetti.
Sarò forse retrograda ma affermo con sincerità: Torniamo all’antico e tornerà un vero progresso!

ATur 23/03/2021 at 21:57

Non posso che concordare con te, Roby Lory, anche perché queste tristi “innovazioni” che ci vengono spacciate come progresso scientifico o sociologico (come vogliono farci credere, comprando a suon di soldi, intellettuali e politici svenduti e menzogneri) altro non sono che mezzi per ridurci ancor di più a nuovi “servi della gleba”, controllati, incatenati tramite le loro criminali invenzioni.
Ecco perché ritengo che la cultura, la letteratura, l’umanesimo, lo scrivere, anche tra noi, ma anche al mondo intero, sia uno dei grandi mezzi che ancora ci rimane per lottare contro queste entità negative.
Per questo io scrivo e pubblico video, nella speranza, ma ormai certezza che il pubblico si allarga e vuole ricevere brandelli di verità, quelli che seppur faticosamente riesco a trovare intorno a me.
Ti riporto per altro una verissima affermazione di un valido scrittore e profondo filosofo colombiano del Novecento, Nicolas Gomez Davila, autore tra l’altro di un testo dal titolo “Apocalisse democratica”:
“Dubitare del progresso è l’unico progresso”.
Mi è piaciuta e ho voluto proportela.
Grazie per queste tue considerazioni, che mi spingono a continuare la mia opera di diffusione e di lotta per dar voce anche a coloro che pensano di essere soli o in pochi.

Continua a seguirmi e a diffondere il link di questo video:
https://numero6.org/sicurezza/diamo-voce-a-chi-cerca-la-verita-sulle-reti-di-nuova-generazione/?aff=annaturletti

e di quest’altro per aiutarci ad avere ulteriori abbonati e un futuro per la libertà di informazione.
https://numero6.org/?aff=annaturletti

Un caro saluto e a presto!

Anna

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