La mafia discografica: ecco cosa si nasconde nell’industria della musica
Condividi143Spesso si sente la frase:
“Il mondo della musica è gestito da una mafia dove a capo ci sono le etichette discografiche. I giovani artisti sono stati sempre maltrattati e visti come l’ultima ruota del carro”
Ma è davvero possibile che anche il mondo della musica sia gestito da una mafia?
L’artista Gianni Togni è stato uno dei pochi a voler uscire allo scoperto ed a raccontarci una verità che in pochi sanno sulla mafia Radiofonica.
Sia le case discografiche, che gli artisti non sono mai stati in grado di controllare esattamente il numero di volte in cui le loro canzoni vengono trasmesse nelle radio. Per questo motivo, a metà degli anni 90, le etichette discografiche chiesero ad una società di rilevazioni di inventarsi un metodo per poter monitorare le emittenti private più importanti.
Nacque così il Music Control, cioè il mezzo attraverso il quale si riusciva a rilevare il numero di volte in cui una canzone veniva trasmessa con la funzione di conoscere l’effettiva airplay di un brano sul territorio nazionale.
Attraverso Music Control si riesce quindi a stilare una classifica dei brani più ascoltati ed a rilevare la popolarità dell’artista ed altre molte cose.
L’obiettivo iniziale di Music control era quello di essere uno strumento d’aiuto sia per i discografici che per le radio le quali accettarono di essere monitorate poiché in questo modo avrebbero potuto conoscere esattamente la programmazione delle concorrenti e regolarsi di conseguenza.
Tuttavia le cose sono andate purtroppo in una direzione diversa da quella prevista: oggi Music control è diventato il mezzo per eccellenza a cui si fa riferimento per padroneggiare il panorama musicale in Italia, sebbene il sistema offra un quadro completamente falsato della situazione.
Prima di tutto dovete pensare che anche l’amministratore delegato di una major discografica ha un capo sopra di lui a cui deve riferire il suo lavoro e quello dei suoi dipendenti.
Stiamo parlando degli shareholder, cioè dei proprietari delle azioni delle Major Discografiche.
Al mondo ci sono principalmente 5 case discografiche che sono proprietarie di tutta la musica mondiale. Le case discografiche sono:
Emi Records, Sony music, Vivendi Universal, AOL Time Warner ed Bmg.
Queste case sono proprietarie del 88% di tutta la musica mondiale.
La vera proprietà di una casa discografica come Sony Music è nascosta dietro ad un elevatissimo numero di scatole cinesi che rende impossibile tracciare chi sono i veri azionisti di maggioranza. E’ facile però immaginare che queste famiglie si possano trovare nei soliti Bilderbergs meetings oppure imparante con le famiglie Rothschild e Rockefeller.
Quindi, adesso che abbiamo capito chi è davvero a capo delle Major Discografiche, come potrà l’amministratore delegato di queste aziende spiegare l’andamento societario in un mercato musicale come quello Italiano fortemente in crisi, con vendite quasi inesistentI e con un così alto tasso di pirateria?
La risposta è Semplice ed è IL Music control!
Se il brano del mio artista viene trasmesso su tutte le radio vuol dire che ho attuato un’ottima promozione, ma cosa posso farci io se poi vende pochissimo?
Il fatto che Music control sia diventato l’unico mezzo a disposizione per quantificare il successo di una canzone, fa si che le 5 major discografiche possano facilmente esercitare delle forti pressioni sulle emittenti radiofoniche.
Infatti quando sei proprietario dell’88% della musica mondiale ti basterà fare delle offerte che le radio non possono rifiutare come per esempio la classica frase: “vuoi avere in anteprima il nuovo singolo di un artista americano importante? allora trasmetti anche quest’altro mio artista italiano emergente.”
In questo modo si limita completamente la libertà di scelta della radio e del Deejay i quali saranno costretti a sottostare a questo tipo di ricatti senza altre possibilità.
Abbiamo già visto come già Sanremo e festival simili siano naturalmente comandati dalle major discografiche, lo stesso quindi vale per le radio dove non è più la qualità di una canzone a fare la differenza ma semplicemente si fa quello che decide la major discografica.
Music control, inoltre, produce dei risultati che non corrispondono alla realtà, dando adito ad aspettative false perché, con questo sistema, si sale nella classifica a seconda del numero di passaggi d’airplay.
Le radio, come per esempio RDS, trasmettono solo presunti successi decisi a tavolino, quindi pochissime canzoni più volte al giorno.
Il numero elevatissimo di ripetizione di alcuni brani da parte delle hit-radio fa sì che gli stessi siano presenti e rimangano in classifica a scapito delle novità, falsando così assolutamente l’andamento del mercato, senza per altro nessuna utilità rispetto alle vendite reali.
Infatti se la radio passa 20 volte al giorno la tua canzone preferita, perchè dovresti decidere di acquistare il singolo od il cd?
L’aspetto del fenomeno è talmente rilevante che le analisi di mercato da parte di questi tipi di radio procedono in senso inverso: non si fanno più indagini di gradimento per sapere quali siano i brani preferiti dai propri ascoltatori, ma si cerca di capire invece quando un brano ha stancato.
Le classifiche di Music control, inoltre, condizionano fortemente anche le scelte di molte emittenti minori che, in questo modo, risultano prive di ogni originalità e diventano solo brutte copie all’interno del network, mentre invece la loro funzione principale dovrebbe essere quella di selezionare e lanciare canzoni liberamente scelte.
Anche il mondo dell’imprenditoria viene condizionato dalle classifiche di Music control: per i personaggi che risultano al vertice in classifica, vengono organizzati tour faraonici, mentre diventa sempre più difficile trovare spazi per chi offre proposte di effettiva qualità ma che non è associato alle major discografiche principali.
Questo discorso vale naturalmente anche per la promozione dei brani musicali perché viene creato quello che in inglese si definisce un loop, cioè un cerchio dove le canzoni scelte dalle major vengono trasmesse costantemente su tutte le radio, di conseguenza il music control riporta che queste canzoni stanno avendo un grande successo vista la diffusione praticamente totale del suo brano nella radiofonia nazionale.
Il risultato finale è che le canzoni di queste major vengono poi scelte per fare campagne pubblicitarie in televisione, nei film o su altri strumenti commerciali amplificando la popolarità.
Avvalendosi di questo strumento, praticamente sostituito della classifica tradizionale di vendita, la televisione invita sempre gli stessi artisti che sono al vertice dell’airplay, i giornalisti parlano principalmente degli stessi e così via.
Purtroppo, tutti questi meccanismi fanno sì che si innescano una serie di conseguenze. Abbiamo centinaia di esempi di artisti che hanno delle vendite discografiche bassissime a fronte di una scarsa diffusione radiofonica e una promozione pessima.
Ma come si può arrivare ad essere “trasmessi” dai network?
Ecco, qui parte la vera truffa.
Infatti, affinché un nuovo brano di un’etichetta indipendente venga programmato, bisogna pagare la radio telefonica per trasmettere il brano con costi che possono arrivare anche a 70,000 euro che permettono di far passare la propria canzone 6 volte al giorno, per 15 giorni.
70,000 euro per una sola radio nazionale. In Italia ci sono 18 radio Nazionali ed è quindi facile capire come per poter lanciare seriamente un artista su scala nazionale sia necessario un investimento che le etichette indipendenti non possono permettersi, soprattutto perchè non hanno artisti americani a contratto che possono usare come merce di scambio.
Inoltre i palinsesti musicali vengono regolati al 99% dai direttori artistici ed i gusti degli speakers e dei deejay non contano più nulla. Quindi la playlist giornaliera viene decisa dal proprietario della radio che decide autonomamente se il brano indipendente sia o meno adatto allo standard dell’emittente e soprattutto quando mandarlo in onda, lasciando quindi le fasce con meno ascolti alle etichette indipendenti che però hanno dovuto pagare profumatamente per trasmettere il proprio brano in radio.
Ovviamente, il clientelismo e la corruzione diventano, come si può immaginare, altissimi e spessissimo vengono chiesti altri soldi sotto banco o parti di edizione Siae.
Raramente può capitare che un direttore artistico decida di mandare in onda un brano gratuitamente, forse perché quell’artista gli è simpatico o l’addetto alla promozione è un suo caro amico e lo ha pregato per giorni in ginocchio, ma comunque quel bonario favore assomiglia fortemente a quello che ogni tanto fa ai suoi sudditi un boss o un padrino.
E secondo voi tutto questo meccanismo di ricatti, più o meno leciti, non sono gli stessi che usa la MAFIA?
E perché i moltissimi che sanno non hanno il coraggio di denunciare pubblicamente tanti abusi?
Noi crediamo che sia fondamentale dare spazio agli artisti indipendenti e che sia importante boicottare le radio dei network che alimentano questo movimento mafioso.
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16 comments
Certo!!! Io facevo parte del “giro”!
Sapevamo sempre chi avrebbe vinto un Festival o un Cantagiro… Ogni an’o doveva vincere u’a casa discografica diversa. Che pirla che siamo tutti! Battuta milanese!!